Festival dell’Acqua a Venezia: la gestione risorse idriche di fronte sfide cambiamenti climatici

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VENEZIA, 11 ottobre 2019 – La gestione delle risorse idriche di fronte alle sfide dei cambiamenti climatici e della nuova capacità di inclusione in un processo partecipativo della popolazione. Con due pratiche virtuose che abbracciano però lo stesso concetto: da un lato la cura dell’acqua piovana e dall’altro l’impronta idrica. Questo uno dei temi al centro della giornata di apertura del Festival dell’Acqua in corso a Venezia, organizzato da Utilitalia (la Federazione che riunisce le imprese che si occupano di acqua).

“In un contesto gestionale sempre più complesso dovuto anche alla necessità di contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici – ha osservato il direttore generale di Utilitalia Giordano Colarullo – i cittadini vedranno accrescere il proprio ruolo per contribuire in modo maggiore alla gestione sapiente della risorsa idrica. Si tratta più che di una sensibilizzazione, per la quale ormai c’è un’ampia diffusione, di provare a costruire una coscienza comune della gestione pensando a una migliore tutela ambientale oltre che alla qualità dei servizi. Una governance partecipata è possibile solo se c’è un’alta consapevolezza; ancora meglio se si diventa parte del processo. E’ importante articolare il ‘come’ tenere insieme queste esigenze, affinché ci sia un equilibrio, pensando anche all’inserimento di enti terzi che possano supportare il percorso”.

LE PRATICHE VIRTUOSE DI GRUPPO CAP E VEOLIA

La gestione delle acque piovane è sempre più al centro delle politiche ambientali e di sicurezza urbana, sia a livello nazionale che internazionale. La crescita frenetica delle superfici urbanizzate di molte città negli ultimi decenni, unitamente all’intensificarsi dei fenomeni meteorologici estremi a seguito dei cambiamenti climatici, ha posto la necessità di adottare un nuovo approccio alla gestione delle acque pluviali in ambito urbano. La Regione Lombardia ha introdotto nel suo ordinamento legislativo (vedi L.R. 15 marzo 2016, n. 4 e atti conseguenti) il principio di invarianza idraulica e idrologica attraverso il quale si vuole ridurre l’impatto, dal punto di vista idrologico, delle attività di trasformazione del territorio attraverso la promozione di azioni virtuose di riuso della risorsa idrica e ripristino dei cicli naturali.

L’applicazione del principio di invarianza idraulica indica la strada per avviare una governance sostenibile dell’acqua, possibile solo grazie alle buone pratiche; è per questo che Gruppo CAP ha messo a disposizione il proprio know-how per offrire ai Comuni una consulenza mirata sulle tecniche di ingegneria idraulica e i metodi di attuazione più efficienti nello sviluppo della pianificazione del territorio, creando un ufficio dedicato e attivando una convenzione a cui ad oggi hanno aderito 127 Comuni, di cui 75 sono ad alta criticità idraulica, quindi più esposti agli impatti di eventuali eventi estremi come le alluvioni. La convenzione prevede l’impegno da parte di CAP della redazione del Documento Semplificato del rischio idraulico per ciascun Comune aderente, la compartecipazione alla redazione dello Studio Comunale di Gestione del Rischio Idraulico e la progettazione e realizzazione degli interventi strutturali di riduzione del rischio idraulico e idrologico a livello Comunale.

Con la valutazione dell’indice di impatto idrico, Veolia porta invece avanti un processo standardizzato per offrire un’analisi rigorosa prima di compiere scelte impattanti su una determinata area e una comunità. Si tratta di un modello matematico che tiene conto della quantità e della qualità dell’acqua prelevata e di quella restituita, dell’energia spesa e dello smaltimento dei residui di depurazione, questo in un’ottica di programmazione dell’uso civile e industriale dell’acqua. Si comincia, per dare compiutezza alla finalità pubblica del servizio, da un’analisi quantitativa dei fenomeni di partenza e dalle situazioni indotte dalle buone politiche dei piani di investimento, tenendo in considerazione la derivazione del tipo di risorsa e dello stress idrico locale. Il tutto per aiutare a rispettare non solo i dettami legislativi e regolatori, ma anche la conservazione delle riserve idriche e la rigenerazione ambientale. E’ a questo punto che il pubblico è in grado di valutare se quel set di informazioni è soddisfacente, e se per esempio incontra i bisogni di una comunità e di una determinata economia locale: il processo partecipativo si colloca nella capacità di offrire informazioni utili a dare una valutazione della compatibilità dell’investimento.