VARESE, 22 ottobre 2019-Si è svolto questa mattina alla Sala Montanari di Varese il convegno della Cgil di Varese sulla innovazione digitale, convegno patrocinato dal Comune di Varese.
Il confronto è stato aperto da Umberto Colombo, segretario generale della Cgil di Varese: “E’ massima l’attenzione del sindacato ai cambiamenti radicali introdotti dalla digitalizzazione. Soprattutto siamo attenti al fatto che non si verifichino nuove emergenze occupazionali.
Non solo: occorre che l’innovazione produca anche un miglioramento della qualità del lavoro e salariale”. Continua Colombo: “Un processo che non temiamo, ma che invece vogliamo governare”. A tale proposito Colombo ha lanciato due proposte. “Chiediamo che tutte le parti sociali, dai sindacati alle imprese alle istituzioni, si impegnino in una azione coordinata sul territorio di Varese per una riflessione e una contrattazione sui temi dell’innovazione”.
Poi Colombo si è rivolto alle università del territorio, Insubria e Liuc, perchè “si impegnino a ragionare sulla innovazione nelle aziende con un occhio al miglioramento delle condizioni di lavoratrici e lavoratori, anche sul fronte della sicurezza e della prevenzione”.
Il sindaco di Varese Davide Galimberti ha portato i saluti istituzionali.
Francesco Ilardo, responsabile Ufficio Informatica della Cgil di Varese, ha dedicato
il suo intervento al tema dei big data.
E’ poi intervenuta Cinzia Maiolini (responsabile Ufficio Lavoro 4.0 della Cgil Nazionale). Per la Maiolini “il sindacato ha esercitato in passato la sua funzione di contrattazione con caratteristiche novecentesche, ma oggi è giusto domandarci se gli strumenti caratteristici
del secolo scorso restino efficaci anche di fronte alla veloce innovazione del mondo del lavoro”. “Certamente il sindacato è favorevole ad una formazione continua. E’ necessaria non solo una alfabetizzazione digitale, ma anche una consapevolezza digitale. Non solo: il sindacato è consapevole che deve intervenire ed essere presente nei “luoghi” e nei “non luoghi” di lavoro, come per esempio laddove si svolge lo “smart working”, un lavoro svincolato fisicamente dalle aziende”. Infine per la Maiolini “non deve mancare anche una attenzione al rapporto tra cittadinanza e digitalizzazione che passa necessariamente dalla pubblica amministrazione. Se parliamo di big data occorre ribadire che se il dato è un bene pubblico va bene, se invece viene trasferito al privato allora si pone un problema di controllo”.
Il professor Lelio Demichelis (sociologo dell’Università dell’Insubria) ha posto l’attenzione sui pericoli dell’innovazione. “La tecnica è un potere che nessuno controlla e dunque comporta dei rischi anche per la democrazia”.
Matteo Gaddi della Fondazione Claudio Sabattini, ha presentato dati di una ricerca triennale sulle aziende e sui processi di innovazione che si sono realizzati. Ha fatto il ritratto di una “fabbrica minima, dove i carichi di lavoro rischiano di sottrarsi al confronto e dunque il sindacato deve impegnarsi per una nuova contrattazione formale e informale”.
Conclusioni di Elena Lattuada, segretario generale Cgil Lombardia, che ha ribadito la necessità della diffusione di una “coscienza critica” e della “partecipazione”, diffusione che spetta al sindacato come compito difficile ma indispensabile