VARESE e Como, 13 novembre 2019 – Un folto corteo dà inizio alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2019-2020 all’Università dell’Insubria, venerdì 15 novembre alle 11 nella sede del rettorato in via Ravasi 2 a Varese. In toga circa 45 docenti, tra cui i 18 che ricevono la medaglia d’ateneo per essere diventati ordinari, i delegati del rettore, i direttori dei dipartimenti, i presidenti della Scuola di medicina, della Scuola di dottorato, del Nucleo di valutazione e del Presidio della qualità.
Per ultimi, in coda al corteo, i due ruoli più importanti: il rettore Angelo Tagliabue e il prorettore vicario Stefano Serra Capizzano. Con loro sono invitati a sfilare, secondo tradizione, i rettori di tutte le università italiane: sono attesi quelli di alcuni atenei lombardi. Maestro di cerimonia è il professor Francesco Passamonti, ematologo: sarà lui a gestire, per la prima volta, le varie fasi del protocollo.
Uno dei simboli accademici è la mazza rettorale, oggi usata solo in occasioni di particolare importanza: viene dalla tradizione degli antichi collegi universitari e significa indipendenza dall’autorità esterna e, nello stesso tempo, forza e autorità interna. Nel corteo è sorretta da un mazziere in toga porpora che precede il rettore, che in questo modo si pone come depositario della storia dell’ateneo: testimone del suo passato, custode del presente e anello di congiunzione con il futuro.
Le toghe dei docenti, usate all’Insubria anche durante le cerimonie di laurea, sono nere con il bordo di colori diversi: giallo per Economia, verde per le aree scientifiche, blu per Giurisprudenza e rosso per Medicina. L’abito cerimoniale si completa con il tocco, tradizionale copricapo riservato a categorie professionali: quello accademico dell’Insubria ha una forma quadrata.
Il Gaudeamus igitur che sarà cantato al termine della cerimonia dal Coro dell’Insubria è l’inno internazionale della goliardia: un testo in latino che ricorda i canti dei clerici vagantes medievali e il cui significato si può riassumere nella locuzione «godiamo ordunque, mentre siam giovani».