Una grande folla e tanti campioni hanno salutato Pietro Anastasi per l’ultima volta

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La famiglia di Anastasi

VARESE, 20 gennaio 2020- di GIANNI BERALDO-

Tantissima gente ha voluto salutare per l’ultima volta Pietro Anastasi, scomparso venerdì scorso all’Ospedale di Circolo dove era ricoverato in fase terminale per quella terribile malattia che si chiama Sla.

Funerale svoltosi oggi pomeriggio alla Basilica di San Vittore, onore riservato alle grandi personalità cittadine proprio come Anastasi, che a Varese ha sempre vissuto, cittá dove ha conosciuto sua moglie Anna Bianchi, durante le sue due stagioni calcistiche disputate con la maglia biancorossa con la quale tutto iniziò.

Moltissima gente anche fuori dalla basilica

Poi una carriera pazzesca segnando gol a raffica con Juventus e Inter, oltre a vincere un Europeo con la maglia azzurra segnando il gol vincente contro la Cecoslovacchia in finale.

Tutti si ricordano di Pietro certamente come grande campione ma soprattutto come una bravissima persona e padre d famiglia esemplare.

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Roberto Bettega

Così lo descrivono Roberto Bettega «Era mio compagno di camera, ricordo che non segnavo da 12 partite consecutive e lui mi spronava continuamente dicendomi di non abbattermi», ma anche Claudio Gentile, Gabriele Oriali, Giuseppe Furino, Giuseppe Marotta, e moltissimi altre personalitá del calcio presenti oggi con delegazioni varie. Tra le più folte quella della Juventus con Pavel Nedved in compagnia di Fabio Capello che non hanno voluto rilasciare dichiarazioni.

L’Inter era presente con una rappresentanza del settore giovanile, mentre tante sciarpe biancorosse avvolgevano la bara ricoperta anche da una maglia della Juventus. Mentre la Figc ha inviato dei rappresentanti con gonfalone listato a lutto (ricordiamo che gli Azzurri di Mancini ricorderanno Anastasi giocando con lutto al braccio nella prossima amichevole contro l’Inghilterra a Wembley)

Tra i presenti ovviamente anche molte ex glorie del Varese ma pure di altre squadre come Giorgio Morini che con Anastasi ha vissuto anni di gloria sempre in bianconero «Eravamo grandi amici. Grazie a lui in fondo potei essere trasferito alla Juventus. Infatti quando giocavo da stopper nella Sampdoria incontrai la Juve a Marassi perdendo 5-0, identico risultato al ritorno ma senza che Pietro potesse segnare su mia marcatura. A quel punto la Juve disse”compriamolo e basta”», scherza Morini, altro grande campione di un’altra epoca, quello dove il calcio rafforzava l’amicizia anche fuori dal campo cementandola nel tempo.

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Ezio Greggio

E così è stato per Oriali e Gentile, entrambi particolarmente commossi. Gentile che lo ricorda così «Ero molto amico di Pietro e quando ho saputo che ha incominciato a peggiorare a livello di salute mi sono preoccupato. Poi purtroppo è andata come tutti sappiamo. Ovviamente non potevo mancare oggi, sarebbe stato gravissimo». L’ex difensore della Juventus e Nazionale con la quale alzò il trofeo mondiale nel 1982 tra i ricordi sportivi più importanti condivisi con Anastasi dice «quando abbiamo vinto lo scudetto nel 1975, per me era il primo invece lui ne aveva già vinti diversi. Stare con certe persone che sono vincenti, impari a vincere anche tu»

Una cerimonia funebre alla quale non poteva mancare nemmeno Ezio Greggio «Era un grande amico, quando se ne va uno come Pietro è giusto venire per omaggiarlo».

Calcio e vita vissuta in armonia con la famiglia e con tutta la comunità varesina; come quella di Masnago dove la famiglia Anastasi viveva.

Nedved e Capello 

Qualità rimarcate pure da Giampiero Corbetta, parroco di Masnago che ha celebrato la funzione religiosa senza stantia retorica ma adottando metafore calcistiche da intenditore qual’é «Tra le molte cose di Pietro ricordo il suo modo di esultare ad ogni gol, non in modo bizzarro come i giocatori odierni ma con il semplice gesto di alzare le braccia al cielo in segno di gloria, come il nostro Signore».

La moglie di Pietro in prima fila segue l’omelia e l’intera cerimonia funebre in compassato silenzio, ovviamente straziata dal dolore così come i figli e nipoti che le sono accanto.

Dignità e compostezza esattamente come ha sempre avuto Anastasi durante tutta la sua vita.

Quella dignità che lo ha portato a scegliere la sedazione assistita per porre fine a una malattia, dove il grado di dolore e sofferenza raggiunge vertici insopportabili fino a preferire la morte anche per non fare soffrire anche chi ti è accanto.

Ecco, Pietro dal carattere forte e caparbio, prima di ”mollare” la vita ha voluto combattere fino in fondo, ma questa volta ha detto basta. Questa volta gli avversari erano davvero imbattibili.

direttore@varese7press.it