VARESE, 26 gennaio 2020- di GIANNI BERALDO-
«Ogni volta che partecipo a questo tipo di iniziative mi emoziono ricordando il sacrificio di tutte queste persone», così Enrico Ricci, prefetto di Varese, a conclusione della cerimonia di consegna ai parenti, delle Medaglie d’Onore concesse ai cittadini italiani, militari e civili, deportato in internati nei lager nazisti.
Cerimonia svoltasi questa mattina a Salone Estense nell’ambito delle manifestazioni programmate per la Giornata della Memoria, con diversi relatori che hanno illustrato alle centinaia persone che hanno affollato il salone fin dalle 10, momenti salienti e pure toccanti di quel tristissimo periodo storico che ha visto protagonista in negativo l’Italia di mussoliniana memoria.
Da tutto questo Varese non ne era esente, mettendo in atto le le leggi razziali o razziste dando vita ad una sorta di caccia all’uomo, fomentata dalla propaganda fascista appoggiata pure da giornali locali come ”Cronaca prealpina” o il settimanale’ ”Luce”.
Come ha ben documentato lo storico varesino Enzo Laforgia durante il suo esaustivo intervento intitolato ”La macchina dell’odio. La campagna antiebraica nell’Italia fascista”.
«Ho cercato di partire da lontano cercando di dare una giustificazione di tipo razionale a quello che invece nel suo esito finale sembra illogico e irrazionale-dice il professore Laforgia-Penso che una campagna così impegnativa, smisurata, devastante sotto il profilo delle esistenze, possa essere compresa se ricostruiamo il modo in cui è stata elaborata l’immagine di un nemico, in questo caso l’ebreo, che tra l’altro in Italia non risultava una componente quantitativamente consistente».
Una mattinata davvero interessante sia sotto il profilo emozionale (con diversi parenti delle 8 persone insignite, sedute e nelle prime file) che storico.
Con parole e fatti ancora ridondanti espressi nel suo intervento dal docente universitario Gianmarco Gaspari dal titolo ”Il dovere di ricordare´.
Ricordare appunto, senza mai dimenticare quanto accaduto in un passato recente che qualcuno ancora oggi vorrebbe ripristinare in tutta la interezza e brutalità.
Ha fatto bene in tal senso il presidente di Anpi Varese, Claudio Macchi, a ricordrei nel suo lungo intervento molti nomi di vittime o deportati varesini, un passaggio il suo intitolato ”Deportazione e internamento”, focalizzandosi su quanti divennero aguzzini pur ricoprendo incarichi importanti come il prefetto, che metodicamente censiva tutti i beni degli ebrei varesini in modo tale che i tedeschi di stanza a Varese potessero fare loro, oltre ovviamente ad ordinare il loro trasferimento nei terribili lager da dove ne tornarono vivi assai pochi rispetto alle migliaia (tra varesini e varesotti) internati.
Prefetto varesino Enzo Savorgnan poi fucilato dai partigiani alle Bettole il 28 aprile del 1945.
Breve ma interessante pure l’intervento come ‘‘padrone di casa” del sindaco Davide Galimberti, sempre molto attento agli accadimenti del passato che richiamino la memoria storica collettiva, cosí come quello di Giuseppe Carcano, dirigente Ufficio Scolastico Provinciale.
Una mattinata che ha raggiunto l’apice con la consegna delle medaglie d’onore, distribuite ai parenti (alcuni dei quali accompagnati pure dal sindaco del paese di riferimento, come ad esempio Malnate e Albizzate) dallo stesso prefetto cosí come dal sindaco Galimberti per le onoreficienze dei varesini.
Storie indelebili di persone che hanno perso la vita per delle illogiche persecuzioni (non che di persecuzione ve ne sia qualcuna logica ovviamente!), ma anche storie di persone che in qualche modo sono riusciti a sopravvivere tornando tra i propri cari.
Come il caso del carabiniere Stefano Bartolo residente a Casciago , ora scomparso ma che ha vissuto ancora molti anni dopo la sua liberazione.
A ricordarlo al Salone Estense ci hanno pensato i suoi giovani nipoti, orgogliosi di ricevere questa onorificenza a suo nome «Essendo il più giovane tra i nipoti purtroppo non l’ho conosciuto personalmente ma conosco la sua storia, i suoi valori tramandanti dal resto della famiglia». Pur essendo ancora giovani qualche altro nipote nonno Stefano invece se lo ricorda bene «Spesso ci raccontava che nel campo dove era internato come militare, ogni tanto riuscivano a nascondere delle patate coltivandole sotto terra all’interno delle loro prigioni nutrendosi solamente di questo. Un’abitudine quella di mangiare patate che gli era rimasta anche durante i pasti a casa sua, proponendole in tutte le versioni».
Da ricordare tra i presenti anche il questore Giovanni Pepé, la parlamentare Maria Chiara Gadda e il senatore Alessandro Alfieri, mentre la Regione era rappresentata dall’assessore Raffaele Cattaneo. Presenti anche rappresentanti delle Forza Armate.