VARESE, 7 febbraio 2020-Nel ricordo del dramma delle foibe, sabato pomeriggio 8 febbraio, nel salone Renè Vanetti della Cooperativa di Biumo e Belforte, ANPI Varese cercherà di contestualizzare quei drammatici eventi.
Alla presentazione del saggio dello scrittore ed esule Istriano Remo Calcich, “Nazionalismi ed esodi istriani” parteciperanno, insieme alla Presidente di Anpi Provinciale Varese, il prof. Cosimo Cerardi e i docenti universitari Robertino Ghiringhelli e Fabio Minazzi.
Si è spesso detto che Anpi non vuole parlare delle foibe e dell’esodo: non è così per Anpi Provinciale e le sue sezioni è vero il contrario. Anpi ne parla da anni, promuove convegni ed eventi in più sezioni della provincia e sabato 8 se ne parlerà partendo dal riconoscimento comune dei fatti e delle fonti: fatti che attraverso lo sfrenato nazionalismo hanno portato passo dopo passo ai drammi delle foibe e dell’esodo.
E proprio nel caso delle foibe, la stampa nazionale, la televisione, i media, hanno spesso fornito e continuano a fornire notizie distorte, non sempre notizie controllate e rispettose della verità storica.
Spinti appunto dalla ricerca della verità storica, Anpi ha chiesto a Remo Calcich di illustrarci le origini di quel dramma, affinché del dramma non se ne faccia una strumentalizzazione.
In questi ultimi mesi siamo stati testimoni di una campagna agguerrita e diffusa, tesa a modificare e stravolgere alcuni punti fermi della nostra storia o addirittura a cancellare valori e significati della Resistenza
e della lotta di Liberazione, nel tentativo di volerla delegittimare. Si evidenzia uno squallido tentativo di riqualificare il regime fascista, quello stesso fascismo che ha devastato, bruciato, ucciso e violentato prima, durante e dopo la seconda guerra mondiale.
Anpi ritiene fermamente che la Resistenza sia stata una fase storica basilare a fondamento della attuale democrazia e che debba continuare a rappresentare un essenziale riferimento per il futuro del nostro Paese.
Il fascismo alla fine del primo conflitto mondiale, per stabilire la sua egemonia, si pose come obiettivo primario quello di eliminare i valori culturali di coloro che, potenzialmente, avrebbero potuto opporsi all’instaurazione di un regime totalitario.
A Trieste e nelle “terre redente” la sua violenza criminale si concretizzò nella devastazione delle strutture culturali ed economiche dell’etnia slava.
Gli incendi del 1920 alla sede del Narodni Dom (Casa del Popolo) costituirono già la prima fase della eliminazione della presenza slava, da cui traggono origine gli episodi oggetto del Giorno del Ricordo.