Intervista a Carlo Borghetti Vice presidente Consiglio Regionale: “Anziani, disabili e soggetti fragili non possono essere lasciati soli”

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VARESE, 21 febbraio 2020-di GIANNI BERALDO-

Rimane in una pericolosa fase di stallo la Regione Lombardia, in merito a tematiche di tipo sanitario e sociosanitario che riguarda migliaia di famiglie lombarde.

Famiglie che spesso si trovano ad affrontare situazioni difficili con gravi difficoltà a gestire economicamente ma non solo, l’assistenza sociosanitaria pagando cure o visite mediche.

Insomma su questo versante la Regione deve fare di più. Soprattutto sul fronte spese di bilancio dove, nello specifico, questo capitolo è fermo da qualche decennio.

Allarme ma anche proposte messe in atto in Regione da rappresentanti del Partito Democratico, tra cui il Consigliere regionale Carlo Borghetti, vice presidente Commissione Consiglio regionale e membro Commissione Sanità, che abbiamo intervistato.

Senta Borghetti a livello socio sanitario la Sanità in Lombardia ultimamente presenta parecchie lacune

<<Indubbiamente in tal senso vi sono delle problematiche. Temi che l’ex presidente della Regione Roberto Maroni aveva già identificato nel 2015 cercando di metterci mano. Ora le cose paiono addirittura peggiorate. Liste di attesa, Pronto Soccorso intasati e una sanità territoriale che fa acqua. Basti pensare che la Lombardia nell’ultima classificazione dei LEA( (Livelli Essenziali di Assistenza, ndr) risulta quinta, dietro a Regioni come ad esempio Umbria o Emilia Romagna ma pure al Veneto con presidente leghista. Quindi abbiamo una Sanità che fatica a fare quello che lo stesso Maroni aveva detto nel 2015, ossia rilanciare il territorio dando delle risposte concrete e non solo politiche. Questo considerando che in Lombardia la sanità è ospedalocentrica dai tempi di Formigoni, anni durante i quali dove tutto si è concentrato sull’ospedale, senza tenere in considerazione l’aspetto riabilitativo, i malati cronici, i diabetici ecc. presenti sul territorio>>.

Qui entra in ballo la tanto sbandierata riforma sanitaria che riguardava la cronicità in realtà mai decollata davvero

<<Diciamo che i numeri variano da provincia a provincia ma mediamente a questa riforma hanno aderito il 15% dei pazienti e ancora meno hanno aderito i medici: questo anche in considerazione dei continui cambi di piani. Vi è certamente un problema medici poco disponibili a lavorare in rete, però se una riforma non decolla qualche domanda se la dovrà fare la Regione e l’assessore che rappresenta la Sanità e non è “solo colpa” dei pazienti o medici. Ecco, tutti elementi che inducono a dire che in questi anni le cose non sono migliorate, facendo pensare che la riforma del 2015 non ha bisogno di un tagliando ma di una vera controriforma. In tal senso noi abbiamo una serie di proposte>>.

Ad esempio?

<<Ad esempio quella di attivare veramente i PREST, questi presidi territoriali già previsti nella riforma del 2015 ma che stanno applicando con il contagocce e in ordine sparso>>.

In effetti i Prest risolverebbero parecchi problemi.

<<Certamente. Basti pensare che l’80% di accessi al pronto soccorso sono codici bianchi, ossia non una vera urgenza da accogliere come pronto soccorso ma con la possibilità di distribuire i pazienti su poliambulatori territoriali. Alla gente si deve creare un’alternativa rispetto all’accesso in ps. Esempio: una mamma ovviamente si reca in pronto soccorso se il suo bambino dovesse avere mal di stomaco, ma se in alternativa avesse un pediatra a disposizione in uno degli poliambulatori sui territori (poliambulatori che nella nostra proposta prevederebbe un’apertura continuativa dal lunedì alla domenica), chiaramente non andrebbe a intasare un pronto soccorso. Oppure se ti sei tagliato un dito affettando il salame, non vai in ps ma ti recherai in un posto dove sia presente un internista e dove potresti avere cure immediate ed efficaci. Questi sono esempi molto semplici ma che fanno chiarezza sul sistema. Tutte cose che non si vedono sviluppate in questa riforma, dove la Regione non lavora in maniera coordinata con il servizio pubblico e privato>>.

Ma allora dove investe la Regione?

<<Negli ultimi trent’anni la Regione Lombardia ha continuato a investire nel comparto sociale e sociosanitario la stessa quota di bilancio. Mi chiedo perchè siamo così conciati da raschiare ogni volta il fondo del barile. Dei 18 miliardi che la Regione spende per la Salute dei lombardi, solo il 10% viene investito per minori, disabili e anziani, con bisogni enormemente aumentati rispetto a tre decenni fa: gli anziani sono molti di più anche se la medicina fortunatamente ha fatto grandi progressi, senza parlare di autismo ludopatia ecc…. Noi come Pd nell’ultima commissione sanità abbiamo chiesto alla Direzione della Regione di aggiungere alla manovra altri 12 milioni per il tema disabili. Deve cambiare la mentalità oltre alla linea politica investendo maggiormente in questi due comparti: sociale e sociosanitario come altre regioni hanno dimostrato di fare e bene>>.

Insomma una inversione di tendenza.

<<Inversione mi pare un parolone, piuttosto direi di aumentare l’investimento a livello sociale. Se io curo di più le persone quando si manifesta la fragilità, a quel punto faccio prevenzione risparmiando poi in cure e assistenze future>>.

Ma nell’immediato cosa servirebbe per ottemperare alle esigenze di cura e assistenza che la popolazione richiede?

<<Io sto dicendo di fare una cosa che l’ex assessore alla Sanità Cristina Cantù (epoca Maroni, ndr ) aveva già fatto, istituendo con delibera di giunta un fondo famiglia per le politiche sociali socio sanitarie di 350 milioni di euro aggiuntivi, oltre al miliardo e 800 già approvato per quel comparto, Cifra che il suo assessorato non ha mai visto messa a bilancio nonostante l’approvazione definitiva, rimanendo quindi solo sulla carta. Insomma quello che sto dicendo è semplicemente mettere in pratica quello già proposto in passato dalla stessa Lega con Maroni presidente. Situazione attuale che invece penalizza famiglie con disabili o soggetti fragili i quali devono comunque devono pagare per ottenere servizi di caregiver. E senza contributi sono davvero in difficoltà>>.

Come Commissione Sanità però avete delle responsabilità a livello decisionale

<<Diciamo che ogni commissione e Consiglio regionale per legge ha il compito di controllo e indirizzo nei confronti delle politiche regionali, la giunta poi svolge il ruolo esecutivo. Allora vogliamo darlo questo indirizzo di aumentare la spesa di bilancio per il socio sanitario? Tra cinque mesi vi è un assestamento di bilancio, vogliamo allora dimostrate che dopo anni la Regione Lombardia mette soldi sul sociale e sociosanitario, magari prendendoli dal fondo di riserva oppure dalla centralizzazione della spesa? Insomma vi sono tanti capitoli di bilancio da cui attingere ma la Regione su questi temi deve dare delle risposte alla popolazione entro il 2020. ora non si può più tergiversare>>.

direttore@varese7press.it