VARESE, 11 marzo 2020-di GIANNI BERALDO-
«Chiudiamo, anche noi facciamo la nostra parte», così recita un avviso scritto a mano a caratteri cubitali, apposto questa sera all’ingresso del ristorante- pizzeria Piedigrotta, uno dei locali più rinomati di Varese situata in via Romagnosi, vicino alla centralissima Piazza del Podestá.
Antonio Cioffi e Daniela, titolari dell’esercizio, hanno preso una decisione importante ancora prima di un eventuale obbligo come da ipotesi modifica decreto: chiudere per dare una mano nell’arginare la diffusione del coronavirus.
Un bel gesto, certamente non scontato.
Certamente facilitato dal fatto che gran parte dei cittadini hanno recepito il messaggio di non uscire di casa (purtroppo rimangono ancora delle ”sacche”), rendendo Varese una sorta di città fantasma.
Un ghost town ben vigilato dalle numerose pattuglie della Polizia di Stato e Polizia locale, con controlli effettuati in maniera intensa nei principali snodi viabilistici cittadini.
Controlli che riguardano pure direttamente le persone, visto che sono vietati capannelli o assembramenti vari.
Tutto giusto. Come ci conferma lo stesso Antonio « Reputo sia arrivato il momento di staccare la spina chiudendo il locale fino a quando la situazione, l’emergenza sanitaria, sia conclusa. D’altronde con l’attuale divieto di chiusura per tutti i locali pubblici alle 18, francamente non aveva senso tenere aperto un servizio come il nostro. Certo, se ci dessero l’autorizzazione a effettuare servizio delivery magari qualcosa cambierebbe».
In effetti per una pizzeria, pur con bar funzionante, chiudere a quell’ora è decisamente penalizzante oltre che triste «Abbiamo deciso di anticipare i tempi dando una mano alle istituzioni, evitando in tal modo che le persone, i clienti, potessero stare in gruppi con rischio elevato di contagio», chiosa Antonello offrendoci un caffè con un sorriso, denotando una certa vis di rassegnazione ma con la piena fiducia che le cose si rimetteranno a posto in fretta.
Anche Daniela ovviamente accetta la situazione insolita, pur rimarcando come qualcosa il Governo, la Regione o addirittura il parlamento europeo, dovrebbero mettere in campo a sostegno delle imprese, dei commercianti o il settore della ristorazione come il loro «Devono capire che stiamo subendo un danno economico molto grave, per questo abbiamo bisogno di fondi utili a continuare l’attività nel breve periodo». Dice la compagna di Antonio scorata dall’andazzo e con lo sguardo proteso verso i tavoli vuoti rimasti imbanditi, con la speranza che questo incubo passi in fretta.
Daniela e Antonello sperano pure che l’amministrazione comunale metta in atto azioni concrete. Come il blocco pagamento delle tasse così come altre spese per le quali oggi, oggettivamente, senza lavoro vi potrebbero essere delle difficoltà.
L’esempio dei due ristoratori varesini è stato seguito da quasi tutti gli esercenti con serrate di negozi, bar, ristoranti e forse a brevissimo pure di tutti gli uffici aperti al pubblico come le Poste e altri ancora.
Insomma tutti loro stanno facendo la loro parte, mettendo in campo un elevato senso civico ma soprattutto buon senso nella logica che tutti stiamo lottando per lo stesso obiettivo: emarginare il coronavirus per tornare presto alla normalità.