“A Varese siamo costretti a buttare i fiori, crisi gravissima”: la denuncia della Coldiretti

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Prima e dopo

VARESE, 25 marzo 2020 – E’ un’immagine che colpisce duro quella dei fiori gettati nei campi e destinati a diventare concime. E’ la sintesi (inevitabile) che rispecchia una situazione drammatica, una crisi senza precedenti che sta piegando le ginocchia a uno dei settori-chiave dell’economia della provincia di Varese, il florovivaismo: il territorio prealpino è leader in Lombardia per numero di imprese, ben 957 con la sola esclusione di Milano che arriva a 1.107.

“Ma una gran parte di aziende, se non ci saranno aiuti adeguati e veloci, non esisterà più quando tutto potrà ripartire” commenta Fernando Fiori, presidente di Coldiretti Varese ed egli stesso ortoflorovivaista.

“Beninteso, tutti i settori agricoli sono in difficoltà. Ma per il comparto florovivaistico la situazione è ancora peggiore, sia per il periodo, sia per una catena di aggravi che si aggiungono al mancato guadagno: tra fine febbraio e aprile, infatti, si concentra almeno l’80% degli introiti per tutte le imprese del settore che operano nel comprensorio”

La gravità della situazione si riassume quindi con la sinossi di una “tempesta

I fiori diventano concime per i campi

perfetta”: l’emergenza Coronavirus ha causato il blocco dei trasporti e la chiusura degli esercizi (fiorai e garden) proprio nelle settimane cruciali per il settore. E’ il periodo in cui sono in atto i cicli di fioritura, che si completano in 15 giorni al massimo: per i fiori invenduti – e sono praticamente tutti, dato che la consegna a domicilio costituisce, ad oggi, una nicchia minoritaria – non c’è altra iniziativa che l’ammasso e il loro successivo smaltimento.

“Siamo costretti a buttarli. Chi può, li trasforma in concime, separandoli ovviamente dal vaso in plastica: l’alternativa è smaltirli alla stregua di un rifiuto speciale, da eliminare in compattatore attraverso servizi esterni, con costi enormi che si aggiungono al mancato guadagno, già di per sé gravissimo. E’ una situazione assolutamente insostenibile” prosegue il presidente Fiori.

“Parliamo di almeno uno, due mesi di mancati guadagni, e solo se l’emergenza dovesse finire presto. Altrimenti la situazione sarebbe ancora peggiore e, davvero, in molti potrebbero non farcela a ripartire”.

 Fiori si appella alla Regione Lombardia: E’ positiva la richiesta dell’assessore Fabio Rolfi circa la necessità misure specifiche per il settore, rivolta al Ministero dell’Agricoltura, ma occorre fare presto. Serve un sistema di compensazione del prodotto smaltito e, nell’immediato, è necessario garantire liquidità alle imprese”.

A completare il quadro, anche lo stop alle attività di manutenzione del verde, “che pure rappresentano, per molti, un completamento dell’attività vivaistica. Si tratta di un’attività considerata non essenziale, quindi ormai da giorni anche questo segmento è fermo”.

Insieme alla sopravvivenza delle imprese, è a rischio un patrimonio di biodiversità “verde” che, negli ultimi due secoli, ha contraddistinto il Varesotto e fatto crescere il settore, prima della congiuntura che, negli ultimi anni, già lo ha messo a dura prova: fiori, acidofile alberi da frutto, ornamentali, piantine: un patrimonio anche culturale e storico messo in ginocchio dall’emergenza Coronavirus, insieme al futuro di un indotto da cui dipende il futuro di migliaia di persone e famiglie.