Intervista al senatore Alfieri (Pd) tra coronabond, emergenza sanitaria e risposta Regione Lombardia

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Alessandro Alfieri

VARESE, 29 marzo 2020- di GIANNI BERALDO

In piena emergenza sanitaria scoppia la bomba Coronabond, con parte di Paesi europei contrari ad un aiuto concreto nei confronti di alcuni stati come Italia, Francia e Spagna ad esempio, emanando nuove modalitá di titoli di stato senza andare a gravare sugli assetti economici dei vari Paesi,molti dei quali in prima linea ad  affrontare l’emergenza coronavirus.

Una fase di stallo decisionale che non aiuta alla coesione e suddivisione di intenti come dovrebbe essere un’Europa davvero unita.

Per capirne di piú abbiamo intervistato il senatore varesino Alessandro Alfieri che non lesina  critiche anche sulle scellerate scelte messe in campo in d passato dalla Regione Lombardia, di privatizzando buona parte della Sanitá lombarda creando non poche difficoltá pure nella gestione di questa emergenza.

Senatore Alfieri si sbloccherá la situazione eurobond o questo ostracismo nei nostri confronti da parte dei paesi del nord?

«In realtá l’Europa ha giá dato una serie di risposte, come mettere in soffitta il patto di stabilitá quindi i singoli paesi possono spendere come vogliono e fare debito per emergenze sanitarie ed economiche, quindi non ci sono parametri da rispettare come avviene in regime ordinario»

Questa é stata la prima decisione  presa dall’eurogruppo.

«E’ cosí. Infatti per per la sanitá in Italia arriveranno 9 miliardi, poi la Bce dopo la gaffe della presidente Lagarde ha rimediato e ci sono 750 miliardi di meccanismo per comprare titoli di stato e quindi tenere basso il costo del denaro in modo che le banche possano fare prestiti oppure attivare manovra di sospensione dei mutui. L’altra questione é avere denaro fresco e diretto utile a non fare solo debito sul bilancio italiano. Il dibattito é tra due posizioni quelle espresse da Italia e altri 8 paesi europei cosidetti latini come la Francia e Spagna ad esempio. Poi invece ci sono i cosidetti paesi frugali che si sono messi intorno alla Germania ossia Olanda, Danimarca, Svezia e Austria, contrari all’idea di emettere eurobond o coronabond che sono titoli obbligazionali e di fatto debito europeo a garanzia di tutti i paesi europei».

Perché essere contrari in questo momento drammatico?

«Perché tutti loro singolarmente hanno una opinione pubblica al quale rendere conto. Non é che sono meno coinvolti dalla vicenda coronavirus, loro sono preoccupati che paesi ad alto debito pubblico- come l’Italia appunto- non diano sufficienti garanzie. Insomma una sorta di embrione di debito europeo. Come dire: ”Io sono sempre stato parsimonioso come una formica, mentre gli italiani sono stati delle cicale con un debito enorme: allora perché dovrei farmene carico?”»

Il premier Conte

Quindi hanno ragione a comportarsi cosí?

«Diciamo sotto un certo aspetto non hanno torto, ma in questa fase straordinaria se saltano le economie hanno tutti da perdere. Se salta quella italiana sarebbe un danno anche per loro visto che é il paese euopeo che esporta maggiormente. Poi salterebbero le economie integrate di Francia, Spagna ecc…»

Poi esiste pure il Mes

«Infatti é quelli che sostengono loro, ossia che giá esiste il Mes, questo Fondo Salva Stati un pó crimininalizzato in Italia ma che in realtá é una meccanismo che ti presta soldi a volte anche a fondo perduto chiedondoti peró di fare determinate cose come ad esempio la riforma delle pensioni. Qualcosa insomma che possa garantirne la restituzione»

Questo in modalitá ordinaria.

«Ovvio, ora invece il compromesso sarebbe quello di utilizzare emissioni di titoli come coronabond o eurobond, non fatti a livello di commissione europea ma dentro il Mes in quanto giá questo é un sistema che emette titoli per andare poi a recuperare denaro. A questo punto si potrebbe arrivare a qualcosa dentro il Mes rinnovato, quindi che presta soldi senza condizionalitá visto la situazione eccezionale. Insomma bond senza condizionalitá o molto ridotta»

Secondo lei si troverà un accordo?

«Vi sono due settimane di tempo dove l’eurogruppo avrà il compito di elaborare delle proposte, poi si vedrà».

Conte dice che se non si trova un accordo ”faremo da soli”: cosa significano certe affermazioni?

«Diciamo che ha un pó forzato la situazione sapendo che i Cinque Stelle, che sono nella maggioranza oltre alla Lega all’opposizione, sono contrari al Mes sempre visto anche ideologicamente come il nemico assoluto da combattere, quindi ha bisogno che si trovi una soluzione fuori dal mes».

Opposizioni con le quali è iniziato un dialogo

«Si, infatti Conte e il ministro Gualtieri si incontreranno con loro ascoltando le proposte. A questo punto bisogna che le opposizioni si dimostrino all’altezza, non è che possono dire veniamo con proposte e suggerimenti poi sparlando a zero appena escono dalla porta»

Come giudichi l’operato del presidente Attilio Fontana durante questa emergenza?

«Non amo fare polemiche. Siamo tutti in una fase di emergenza, soprattutto i sindaci dei vari territori così come gli stessi presidenti di Regione sono lì in trincea e ho il massimo rispetto per il lavoro che stanno svolgendo. Però una riflessione che si inizia a fare, compreso gli stessi medici che evidenziano come vi siano due Sanità in Lombardia: quella degli ospedali che regge il limite che in sistema di emergenza deve condividere con il sistema privato che occupa il 40% del sistema sanitario regionale».

In Veneto le cose sono andate diversamente.

«In Veneto dove le strutture private occupano una percentuale bassissima quindi l’intervento della sanità pubblica e stata più ampia e immediata potendo disporre di tutte le strutture sanitarie. Il problema è che la sanità lombarda è ospedale centrica con il territorio sguarnito con i sindaci che dicono di essere lasciati soli. L’Ats che dovrebbe avere coordinare sindaci, medici di base e garantire la continuità della cura a persone a domicilio, ecco tutto questo in Lombardia è assente o funziona male. Di tutto questo ne riparleremo, ora bisogna mettere nelle condizioni gli ospedali di superare la fase acuta dotandoli di letti per terapia intensiva e dispositivi di protezione per tutto il personale».

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