VARESE, 6 aprile 2020-Durante la guerra del Vietnam la popolazione americana veniva informata quotidianamente sull’andamento del conflitto da una conferenza stampa fissata alle ore 17, voluta dal Generale William Westmoreland, comandante in capo delle forze armate statunitensi. I giornalisti battezzarono l’appuntamento quotidiano come “le follie delle cinque”, perché l’incrollabile ottimismo con cui venivano presentati i fatti stridevano non poco con gli avvenimenti sul campo, facendo divenire Westmoreland il simbolo della poca credibilità dei comunicati ufficiali in tempi di crisi.
Non nascondo che penso a quei comunicati ogni sera quando il capo del Dipartimento della Protezione Civile, Angelo Borrelli, ci informa sui numeri di contagiati, guariti e decessi del Coronavirus, ma se ovviamente Westmoreland sapeva di dire il falso (sua fu la frase “Senza censura i fatti arrivano terribilmente confusi nella mente della gente”), Borrelli invece sciorina dati che sono reali. O, perlomeno, davvero ufficiali: anche lui sa bene infatti che se facessimo il tampone a tutta la popolazione, i numeri sarebbero diversi, ma questi abbiamo, e su questi dobbiamo ragionare.
Non ci interessa infatti fare congetture che non ci competono, ma su una cosa dobbiamo riflettere. Perché abbiamo così bisogno di sapere questi dati? I giornalisti ce li dicono perché è il loro mestiere, Borrelli potrebbe dire la stesa cosa, ma noi perché dobbiamo essere lasciati soli a cercare di capirli, con esisti non sempre utili a migliorare lo stato d’ansia in cui già viviamo?. I numeri ci parlano, ma bisogna anche conoscere la loro lingua, mentre invece ogni sera il loro messaggio sembra sempre ridursi ad un “in aumento” o “in diminuzione”, come se “speranza” e “ansia” siano le uniche due sensazioni che ci possiamo permettere di comprendere durante questa quarantena.
Assumiamo quindi che questo appuntamento giornaliero sia necessario anche in nome della informazione e della libertà di stampa, ma se anche le medicine vengono somministrate solo da medici o farmacisti che ti spiegano come assumerle, e vengono vendute con bugiardini che lo spiegano nei minimi dettagli, facciamo allora che anche certe notizie, ma soprattutto certi numeri, vengano dati dai nostri amministratori in pasto al pubblico con le avvertenze e le modalità d’uso. Evitiamo ad esempio di commentare frettolosamente se siano essi dati “positivi” e “negativi”, alimentando così false speranze o dannose ansie.
Non parlo quindi della censura di cui parlava Westmoreland, ma della stessa accortezza con cui anche noi diamo notizie spiacevoli ai nostri cari, con tatto e delicatezza, ma anche con chiarezza e senza dare spazio a fantasiose interpretazioni.