VARESE, 10 aprile 2020-Il problema in una pandemia così rapida e diffusa come quella causata dal nuovo coronavirus è che gli scienziati e i medici sono davanti ad un agente patogeno (il SARS-CoV-2) che vanno scoprendo progressivamente. Cosí riporta la prima parte di un articolo publicato su euronews.it
Il livello di conoscenza muta ogni giorno, e sono centinaia gli studi scientifici preliminari che i medici in corsia spesso non hanno nemmeno il tempo consultare, impegnati a salvare vite umane.
Si stima che la metà delle persone infette non sviluppi sintomi ma sia vettore di contagio;
Nei pazienti gravi non è il virus che uccide: a farlo è una reazione incontrollata del sistema immunitario che può danneggiare la maggior parte degli organi vitali;
Il Sars-CoV-2 è in grado di attaccare il sistema nervoso. In alcuni casi l’insufficienza respiratoria è dovuta ad un’insufficienza neurologica, non alla polmonite;
Alcuni esperti cominciano a chiedersi se gli scienziati non si stiano muovendo troppo velocemente nella corsa alla pubblicazione di nuovi dati sul virus e sulla malattia. Questo, nonostante le buone intenzioni, potrebbe causare più confusione che altro in un momento critico.
I medici sul campo osservano quindi che i casi gravi non sono dovuti tanto alla “carica virale” (concentrazione di virus negli organi), quanto piuttosto alla tempesta di citochine.
“La tempesta di citochine è un problema che affrontiamo spesso in terapia intensiva”, dice Rafael Mañez, capo dell’unità di terapia intensiva dell’ospedale di Bellvitge a l’Hospitalet, sempre vicino a Barcellona.
Possono scatenarla anche altre infezioni e alcuni farmaci. “Il problema è che non abbiamo alcuna cura, né contro il virus né per la risposta infiammatoria”, aggiunge Máñez a Euronews. “Abbiamo solo trattamenti di supporto, per proteggere gli organi vitali del paziente”. I medici si avvalgono di respiratori, farmaci per controllare la pressione sanguigna o steroidi per ridurre l’infiammazione.