Quasi 200 morti nelle Rsa provinciali: Cgil, Cisl e Uil chiedono risposte alla Ats

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VARESE, 11 aprile 2020-Sul dramma che si sta consumando nelle Rsa del varesotto in conseguenza dell’epidemia Covid19, Cgil Cisl Uil della nostra provincia hanno più volte posto interrogativi e richieste di chiarimenti all’ATS Insubria.

Umberto Colombo, Segretario generale Cgil Varese, Antonio Massafra, Segretario generale Uil Varese, Francesco Diomaiuta, Reggente Cisl dei Laghi dichiarano: “I Sindacati confederali, con lettere rivolte all’Ats Insubria, hanno chiesto di ricevere un’informazione più precisa e dettagliata sulle condizioni di operatori e ospiti nelle Rsa e nelle Rsd. Domande che sono rimaste senza risposta”.

Continuano i tre leader sindacali: “I dati statistici spesso sono utili a comprendere e intervenire in modo appropriato sui fenomeni osservati, ma vanno usati seriamente. Crediamo di non andar lontano dal vero nell’asserire che la valenza del dato “30 deceduti accertati Covid positivi su 10.000 ospiti vivi” costituisca un numero statisticamente non rispondente alla reale situazione”.

Ecco dunque le dieci domande che Colombo, Massafra e Diomaiuta rivolgono all’Ats Insubria:

Le strutture in cui il virus è presente sarebbero “solo” il 26% delle strutture mappate (tradotto: Covid 19 è entrato in ben 30 strutture). Un dato davvero rassicurante? Soprattutto in un territorio, quello di Varese, finora tra i meno colpiti dalla pandemia?

Nelle restanti 80 strutture è stato fatto qualche tampone che le possa escludere con certezza?

Sono stati fatti tamponi su ospiti deceduti che presentavano sintomatologia sospetta?

I 184 decessi (tra i positivi accertati e quelli sospetti), che percentuale rappresentano rispetto al totale di coloro che sono morti?

In che data Ats ha cominciato a fare i tamponi? E in quali strutture? Dopo quanti giorni rispetto all’arrivo delle prime segnalazioni?

Quali sono le situazioni della nostra provincia più critiche di cui siamo a conoscenza?

Cosa sta facendo e cosa conta di fare Ats nelle strutture dove si fatica a coprire i turni per l’elevato tasso di assenza degli operatori per positività al tampone?

I tamponi sugli operatori (che hanno interessato solo il 10% delle lavoratrici e dei lavoratori) percentualmente che riscontro hanno avuto?

Davvero le strutture decidono a quali operatori fare il tampone e non richiedono uno screening di tutti i lavoratori, a tutela dei dipendenti stessi e degli ospiti? Non è invece limitato il numero di tamponi inviati da Ats?

Il 10% di casi positivi o sospetti tali che riguardano gli operatori delle Rsa, è anch’esso un dato che non ritenete preoccupante?

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