Da pelletteria di lusso alla produzione di mascherine: la bella storia della Valigeria Cantoreggi di Varese

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VARESE, 19 aprile 2020- di GIANNI BERALDO

In oltre 56 anni di attività l’ottima qualità dei prodotti, capacità di elaborare nuove idee al passo con i tempi ma soprattutto la giusta filosofia del ”non mollare mai” anche in tempi difficili.

Questo il mantra su cui poggiano le solide basi della famiglia Cantoreggi, uno de principali punti di riferimento in Italia nel mercato della pelletteria d’alta classe, con un raffinato laboratorio situato in Via Molini Trotti (gli uffici in via Brennero) nel quale lavorano attualmente 18 dipendenti, ognuno di loro legato da un filo comune: la grande passione per questo settore, contribuendo non poco anche a livello di progettazione e non solo come manodopera.

Insomma una sorta di famiglia allargata, che vede capofila Cristina Cantoreggi, figlia del fondatore Fulgenzio Cantoreggi.

Un brand, quello della valigeria Cantoreggi, conosciuto in tutto il mondo come laboratorio di produzione di prodotti per grandi firme, producendo borse, borsette, valigie e altro ancora in uno stile unico e inconfondibile.

Cristina Cantoreggi

Poi la mazzata del maledetto Covid-19 bloccando di fatto qualsiasi tipo di produzione ed esportazione. A questo punto nasce l’idea di continuare a lavorare ma in modo diverso, ossia realizzare le gettonatissime e carenti mascherine protettive, tutte fatte a mano e riutilizzabili molte volte.

«In una settimana abbiamo prodotto più di mille mascherine da distribuire gratuitamente-ci dice Cristina Cantoreggi- Le abbiamo consegnate a diversi Comuni della zona compreso Varese dopo avere contattato direttamente il sindaco Galimberti. Poi ne abbiamo consegnate al Comune di Besano, Induno Olona e Arcisate, paesi vicini alla nostra sede produttiva. Inoltre abbiamo donato anche a diverse associazioni come agli Alpini ad esempio».

Omaggio ma non solo. Infatti da qualche giorno sono arrivate richieste da aziende svizzere che devono fare lavorare in sicurezza i propri dipendenti, partendo proprio dall’utilizzo doi mascherine protettive «Abbiamo iniziato a fare le prime consegne di mascherine ad aziende del Canton Ticino a una ditta di Mendrisio. Per ora le stiamo producendo con la normativa in deroga per l’emergenza, nel frattempo ci siamo portati avanti inviando campioni al Politecnico per ottenere in seguito la certificazione CE, permettendoci quindi di produrle anche dopo l’emergenza».

Un’idea quella della produzione mascherine che Cantoreggi pensa possa in futuro affiancare la produzione classica relativa alla pelletteria «In realtà il nostro settore di pelletteria di lusso per ora non ha subito crisi, ma continuare anche a produrre un prodotto come le mascherine che saranno necessarie ancora per molto tempo, la vedo come una buona idea. D’altronde rivedere la nostra produzione non é costato nulla. Ho trovato degli ottimi fornitori di materiale idoneo proponendolo a titolo gratuito, così come a titolo gratuito inizialmente si sono prestati i miei ragazzi a lavorare per delle ore in più, quelle utili a fare queste donazioni. Ho un ottimo gruppo e non posso lamentarmi, grazie ai quali siamo riusciti a non fermare la produzione. Una riconversione avvenuta in tempi brevissimi anche grazie al mio responsabile di produzione Nicola Traetta ».

Particolari anche i modelli scelti «in realtà produciamo la classica mascherina a tre pieghe (modelli chirurgico, ndr) ma pure altri modelli inventati da noi. Devo dire che stanno andando bene».

Mascherine certo ma le stesse potrebbero diventare un oggetto di lusso «in effetti un nostro famoso cliente sta pesando di farle personalizzate, per ora con colori e tessuti tradizionali ma penso che a breve le richieste verteranno su tessuti e forme particolari adattabili in base al contesto».

Particolare del catalogo dedicato alle mascherine

Sulla riapertura di molte aziende prevista a partire dal prossimo 4 maggio, l’imprenditrice varesina evidenzia «Se tutti fossero in regola si potrebbe fare ma la cosa un p mi spaventa. Noi ovviamente già adottiamo criteri di sicurezza come mascherine e distanza sociale tra dipendenti, possiamo farlo in quanto abbiamo molto spazio a disposizione riuscendo a gestirci bene. Il problema rimane per chi ha spazi piccoli». Nonostante le precauzioni adottate non tutti i dipendenti se la sono sentita a rientrare «alcuni sono rimasti a casa dal 17 marzo spiegandone i motivi e utilizzando la Cassa Integrazione, gli altri sono consapevoli di eventuali rischi accettando comunque di venire al lavoro gestendosi con gli orari».

Grazie alla produzione di mascherine l’azienda Cantoreggi può respirare «diciamo che ovviamente la fatturazione attuale è molto diversa rispetto a prima. Solo ora abbiamo iniziato a produrre come vendita e lo Stato in realtà non ha fermato tutti i pagamenti: noi dobbiamo pagare ma le entrate sono limitate. Insomma i problemi ci sono anche se fortunatamente i nostri clienti storici ci sono ancora. Ora si attende che possano riaprire in modo tale da riavviare la nostra produzione naturale a livello di pelletteria».

Cristina Cantoreggi non si abbatte di certo a cospetto di questa situazione emergenziale,lanciando un appello alla Regione e Governo «dovete essere celeri nel risolvere problemi a carattere economico perché le aziende ne hanno davvero bisogno. Non avere liquidità in questo momento è un grosso problema così come sarebbe opportuno semplificare le normative».

direttore@varese7press.it