I nostri italiani dimenticati a bordo della Oasis of the Seas: ”Ci hanno tolto l’acqua e la dignitá”

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MILANO, 27 aprile 2020– «Ieri il Capitano alle ore 8.00 del mattino, attraverso l’interfono, ci ha comunicato che nelle nostre stanze, dove siamo confinati dal 25 marzo in quarantena; non forniranno più i due litri d’acqua quotidiani e la carta igienica così come le lenzuola.

Per averle dovremmo recarci nelle zone dove ci sono i distributori e pagarle di tasca nostra. Hanno inoltre diviso in due scaglioni i momenti di uscita dato che siamo in 1600 circa. Sulla nave ci sono stati decessi per Covid e ci sono ancora pazienti, ragazzi, colleghi e membri positivi al Covid. Farci uscire dalle nostre cabine potrebbe essere un massacro di contagi che non è spiegabile. Abbiamo paura. Perché lo Stato ci ha dimenticato? Uscire dalle nostre cabine per comprare l’acqua è una mossa che ci ammazza umanamente e psicologicamente»

Riccardo Rapisarda e  Giovanna Salaris, nonostante siano stati licenziati lo scorso 25 Marzo, si trovano ancora a bordo della nave Oasis of the Seas.  La compagnia di crociera, la Royal Carribean, li trattiene a bordo “trattenendo”  i loro passaporti e non fornendo alcuna assicurazione sanitaria.

Dov’è il console di Miami Cristiano Musillo? Dov’è lo Stato? Ci hanno promesso che saremmo tornati in Italia ben due volte e ne abbiamo le prove e i documenti, ci hanno anche fatto “quasi” partire e trasferire su un’altra nave e poi ci hanno rispedito indietro, definendoci “Aliens” persone che possono infettare. Non avendo un contratto perché siamo ancora a bordo di questa nave in mezzo al mare? La nostra quarantena sulla nave è terminata, riportateci a terra o in sicurezza. Ma salvateci come ci avete promesso».

Con la dichiarazione del Capitano di fine quarantena ai nostri connazionali viene tolta la possibilità di essere riforniti di beni primari come acqua in bottiglia e carta igienica.  Dovranno provvedere all’acquisto singolarmente e spostandosi dalle loro cabine in zone “poco sicure”.

Questa decisione li porrebbe nella condizione forzata di uscire dalla propria cabina per andare a reperire i beni di prima necessità, esponendoli ad un possibile rischio di contatto con eventuali malati. Inoltre questa mossa potrebbe causare nuovi positivi e una nuova quarantena che allungherebbe i tempi. Infatti è ipotizzabile e del tutto possibile, che nel momento in cui escano dalla loro cabina e si espongano al possibile rischio di contagio, venga chiesto loro, prima del rimpatrio, un ulteriore periodo di quarantena, allungando notevolmente i tempi del loro ritorno a casa.

La vicenda sembra non avere una facile ed immediata risoluzione. L’Avvocato Antonella Minieri che sta seguendo il caso, ha consigliato in via preventiva, a Riccardo Rapisarda e Giovanna Salaris di non lasciare per nessun motivo la loro cabina per non esporsi a possibile contagio.

Ecco la copia del testo della lettera, Giovanna Salaris – lettera al console

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