L’inquinamento atmosferico aiuta la diffusione veloce del Covid-19

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VARESE, 27 aprile 2020-E’ ufficiale: il Coronavirus è trasportato dal particolato atmosferico.

A spiegarlo è stata una ricerca condotta da “Sima” la Società Italiana di Medicina Ambientale. Una scoperta importante, che valorizza e completa la precedente ricerca portata avanti dall’università di Harvard e che, soprattutto, fornisce una risposta scientifica al perché, nelle zone più inquinate, sia corrisposta una maggiore correlazione tra la presenza – mortalità Covid-19. Soprattutto, hanno precisato da Sima, “questa scoperta ci consentirà, nei prossimi mesi, di rilevare la presenza del virus sul particolato atmosferico delle nostre città e quindi di prevenire precocemente la ricomparsa del Coronavirus, adottando adeguate misure di prevenzione prima dell’inizio di una nuova epidemia”.

L’inquinamento atmosferico, ogni anno, miete 53 mila vittime e, a fronte dei dati forniti da Harvard, secondo cui all’aumento di appena un microgrammo per metro cubo di pm 2,5 corrisponderebbe un aumento del 15% del tasso di mortalità dovuto a Covid, il gruppo consiliare 5S di Regione Lombardia è tornato a sottolineare una questione su cui pone l’accento ormai da anni e sul quale, in tempi recenti, ha mosso diverse interrogazioni: la necessità di un cambiamento e un ripensamento del nostro stile di vita. “Il tema è serio – chiosa il gruppo consiliare targato M5S – e sarebbe un errore non limitare emissioni inutili. In nome del principio di precauzione va quindi ridotto l’inquinamento e vanno condotti studi epidemiologici in tutte le Province Lombarde”. Quello dovuto al riscaldamento residenziale, che secondo dati Ispra produce circa il 60% delle emissioni dannose nell’atmosfera.

Quello veicolare, che sempre secondo l’Ispra incide per il 46% sulle emissioni di NOx, con picchi fino al 70% in città come Milano. “Quest’ultimo – precisa il gruppo consiliare del M5S – è frutto di una miope politica che ha favorito tangenziali ed autostrade oltre al trasporto su mezzi privati, a discapito del trasporto pubblico.” Non bisogna nemmeno dimenticare i biogas, in particolare quelli sopra i 300kW, con i 500 mega impianti inaugurati nel periodo formigoniano, molti dei quali non sono legati a una filiera aziendale, ma basati su gestione di rifiuti speciali a filiera lunga “come ad esempio – sottolineano i consiglieri pentastellati – gli scarti di concia pelli, scarti di macellazione e chi più ne ha più ne metta”. Ultimo, ma non ultimo, è l’inquinamento derivante dagli allevamenti intensivi. Basti infatti pensare ai reflui zootecnici ricchi di azoto e fosforo, la cui dispersione nelle acque superficiali provoca il fenomeno delleutrofizzazione, un grosso problema di inquinamento riconosciuto a livello europeo. “Secondo quanto prescritto dall’OMS – chiariscono i portavoce lombardi  – la concentrazione media accettabile dovrebbe essere di 10 mg di PM 2.5. Tuttavia, prendendo come esempio Cremona, Bergamo, Mantova e Lodi, nei due mesi precedenti alla pandemia Covid-19 i valori si aggiravano stabilmente intorno a 35mg, senza contare gli sforamenti di zolfo, ossidi di azoto e altri inquinanti primari”.