VARESE, 6 maggio 2020-Hanno iniziato ad arrivare il 29 febbraio. All’inizio da Cremona, Crema, Bergamo e Brescia. Poi anche dalla provincia di Varese.
Ad accoglierli è stato innanzitutto l’Ospedale di Circolo, completamente riorganizzato per aumentare al massimo la sua capacità ricettiva, ma anche per garantire percorsi separati tra pazienti positivi al Sars-Cov 2 e pazienti negativi, e al contempo garantire l’assistenza a tutti gli altri pazienti colpiti da patologie tempo-dipendenti per le quali l’Ospedale di Circolo è stato individuato come Hub (Cardiologia interventistica, Neurologia e Stroke, Trauma Center).
I pazienti con la malattia denominata CoViD-19 sono stati curati nelle strutture di Malattie Infettive, Pneumologia, Medicina Covid+, Medicina ad Alta Intensità 1 e 2 con relative Aree di Osservazione, nell’Hospice e nelle Terapie Intensive Generale, Neurochirurgica, Cardiochirurgica e Trapianti.
Anche l’Ospedale Del Ponte, per la parte dell’Ostetricia, della Terapia Intensiva Neonatale e della Pediatria, ha accolto pazienti Covid+, come anche l’Ospedale di Cuasso, dedicato ai pazienti positivi sub acuti e alla degenza di sorveglianza.
In totale, al 3 maggio, ultimo giorno della fase 1, l’ASST dei Sette laghi ha accolto 1155 pazienti con CoVid-19, di cui 798 dimessi e 173 deceduti, che vanno aggiunti ai 184 attualmente ricoverati. Del totale, oltre il 25% sono arrivati da fuori, dalle province lombarde più colpite dai contagi. L’età media è di poco superiore ai 67 anni.
La degenza media risulta intorno ai 17 giorni, ma circa 150 pazienti hanno avuto degenze lunghe, anche di molto superiori al mese, con un ricovero iniziale in terapia intensiva, seguito dalla degenza in Pneumologia o in Medicina ad Alta Intensità, per terminare magari a Cuasso la fase post acuta.
La media dei pazienti ricoverati è di oltre 220 pazienti al giorno, senza contare però i sospetti in attesa dell’esito del tampone, ma questo numero è stato ben più alto nelle settimani centrali dell’emergenza covid, con punte superiori ai 300 pazienti covid+ presenti nelle nostre strutture, arrivando a coprire il 50% della capacità ricettiva del solo Ospedale di Circolo, già potenziata a sua volta di oltre 100 posti letto.
In particolare, il periodo di massima presenza di pazienti covid+ nelle nostre strutture è stato quello tra il primo e il 25 aprile. Il maggior numero di accessi giornalieri di pazienti covid+ a Varese si è registrato in particolare tra il 13 e il 21 aprile, con punte di quasi 40 pazienti al giorno, mentre a Cuasso, la media dei pazienti presenti è stata di circa 50 ricoverati ogni giorno, per un totale di oltre 150 pazienti transitati nella struttura da quando, intorno alla metà di marzo, ha iniziato ad accogliere i pazienti con CoViD-19.
I pazienti covid+ ricoverati nelle Terapie Intensive dell’Ospedale di Circolo sono stati 99. Il picco di presenze, in questo caso, si è registrato nelle prime due settimane di aprile, con presenze giornaliere di quasi 50 pazienti covid+. Questo è stato possibile aumentando il numero di posti letto di Terapia Intensiva di oltre il 100%, grazie all’utilizzo anche di 7 sale operatorie in cui sono state allestite 21 postazioni di Terapia Intensiva.
Negli stessi giorni si è raggiunto anche il numero più alto di pazienti sottoposti ad assistenza respiratoria nei reparti Covid fuori dalle terapie intensive: fino ad oltre 30 pazienti in CPAP.
I tamponi analizzati dal nostro Laboratorio di Microbiologia, autorizzato il 16 marzo scorso, sono oltre 9mila: la percentuale di tamponi risultati positivi si attesta intorno al 21%, con oscillazioni importati, da giorni in cui i tamponi positivi sono stati superiori al 40% del totale, agli ultimi giorni di aprile in cui questa percentuale è scesa sotto l’1%.
Oltre un migliaio i tamponi eseguiti nell’ambito della Sorveglianza Sanitaria per gli operatori in servizio in tutta l’ASST dei Sette Laghi, per i quali la positività si attesta intorno al 7%.
“I risultati di questa nostra fase 1 – tiene a sottolineare il Direttore Generale dell’ASST dei Sette Laghi, Gianni Bonelli – sono la conseguenza dall’altissimo livello dei nostri professionisti e di un’organizzazione eccezionale, che ha dimostrato fin dai primi giorni una grandissima flessibilità. L’Unità di Crisi che, soprattutto nelle prime settimane, si è riunita due volte al giorno, ha affrontato con grande decisione l’emergenza, lavorando con il duplice obiettivo di potenziare al massimo la nostra capacità di accogliere e assistere i pazienti e di garantire la sicurezza di degenti e operatori. Le soluzioni adottate si sono rivelate vincenti, dalla decisione di trasferire la Geriatria e le Cure Subacute all’Ospedale di Angera, a massima tutela dei pazienti più anziani, alla scelta di puntare sull’innovazione tecnologica e organizzativa, come testimoniato dall’introduzione dei robot in alcuni reparti, dall’installazione di sofisticati sistemi di telemetria, e dalla creazione di veri e propri nuovi reparti, come la Medicina ad Alta Intensità al Circolo e le Cure Subacute Covid+ a Cuasso, senza dimenticare i tanti progetti di ricerca proposti, già avviati o di cui abbiamo i primi risultati incoraggianti, tra cui quello per rilevare in tempi rapidi la positività al Sars CoV-2 mediante l’analisi della saliva”.
“La politica di assunzioni dell’ASST dei Sette Laghi – commenta il Prof. Giulio Carcano, Presidente della Scuola di Specializzazione in Medicina dell’Università degli Studi dell’Insubria – ha portato molte forze nuove nei reparti ospedalieri più coinvolti nella gestione dell’emergenza. Tra i nuovi assunti, moltissimi specializzandi dell’Università dell’Insubria che, dimostrando grande senso di responsabilità, hanno scelto di entrare in servizio nei reparti dedicati ai pazienti Covid+ o hanno comunque partecipato a bandi complessi come quelli per Anestesisti e Chirurghi, affrontando la sfida con grande determinazione. Sono particolarmente orgoglioso di come i nostri docenti, ricercatori e specializzandi hanno contribuito a raggiungere risultati così importanti”.