Totò Schillaci appoggia la petizione “Ridateci il Ministro per la Disabilità”

0
2037
VARESE, 25 maggio 2020-Sono passati ormai trent’anni da quell’estate e da quelle notti, che qualcuno in particolare aveva contribuito a rendere magiche.
Quanti ricordi, quante emozioni, sulle note della Nannini e di Bennato, per quel mondiale e per quella nazionale, una delle più forti di sempre.
Parliamo di Italia 90, delle sue notti magiche e di un giocatore, Toto’ Schillaci, che in quel mondiale aveva lasciato il segno sul campo come sulla testa di molti di noi. ”All’epoca magari di maturità, come il sottoscritto, si ritrovano ora, a distanza di anni, genitori. Qualcuno anche di bambini meno fortunati, non per questo secondi a nessuno. Ma il ricordo di quei momenti rimane indelebile e oggi, a distanza di tre decenni, ritrovare Toto’ al proprio fianco, con il suo sguardo fiero,  da un’emozione incredibile” spiega Andrea Buragina, papa’ di un ragazzino autistico di 14 anni e socio di Angsa Lombardia. Questo perché Toto’ non ha esitato un solo attimo a dare il suo supporto ad una petizione, ”Ridateci il Ministro della  Disabilita’, che lo stesso Buragina ha lanciato indirizzandola al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Totò Schillaci dopo un gol al Mondiale di Italia 90
Una petizione che vuole garantire una maggiore attenzione a un mondo, quello della disabilita’, spesso dimenticato ed invisibile. Si richiede in particolare la reintroduzione di una figura, il ministro della disabilità, che faccia da regista e da raccordo fra i vari ministeri su cui la disabilità va ad impattare affinché questa possa essere gestita nel migliore dei modi. La disabilità, infatti, tocca diversi aspetti della vita di una persona: la scuola, il lavoro, la salute ecc. E’ quindi di fondamentale importanza che ci sia una visione di insieme e che ad occuparsene ci sia una persona dedicata, appassionata, competente e possibilmente con portafoglio: un ministro della disabilità per l’appunto.

E se guardiamo ai numeri che ci sono dietro, la cosa avrebbe sicuramente molto senso. Basti pensare in Italia secondo i dati Istat ci sono oltre 3 milioni di disabili, pari al 5,2 per cento della popolazione, circa la metà sono persone anziane e 1,5 sono privi di una rete d’aiuto. Ciò implica una scarsa soddisfazione per la vita, che per i disabili porta la percentuale dei soddisfatti al 19,2 per cento a fronte del 44,5 per cento del resto della popolazione italiana.
Gli alunni con disabilità nella scuola italiana sono passati da circa 200 mila iscritti nell’anno scolastico 2009-2010 a quasi 272 mila nell’anno scolastico 2017-2018; una parte importante di loro sono autistici. Nello stesso arco temporale, anche gli insegnanti per il sostegno sono significativamente aumentati: da 89 mila a 156 mila (+75 per cento circa). Gli alunni con disabilità privilegiano indirizzi orientati al lavoro immediato e rinunciano di fatto a prolungare la propria formazione fino all’università. Solo il 31,5 per cento delle scuole ha abbattuto le barriere fisiche e sono ancora meno, il 17,5 per cento, quelle che hanno eliminato le barriere senso-percettive.

Un bambino autistico

Se guardiamo al mondo del lavoro le cose non vanno certo meglio. Nella popolazione compresa tra i 15 e i 64 anni risulta occupato solo il 31,3 per cento di coloro che soffrono di limitazioni gravi. L’isolamento è una condizione diffusa. Oltre 600 mila persone con limitazioni gravi vivono in una situazione di grande isolamento, senza alcuna rete su cui poter contare in caso di bisogno. La limitazione grave costituisce un ostacolo alla partecipazione culturale: dai cinema e teatri ai musei la percentuale è bassissima e quindi tre quarti di coloro che hanno limitazioni gravi passano più di tre ore al giorno davanti alla televisione.

In precedenza Buragina aveva scritto al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e alla nostra Ministra dell’istruzione Lucia Azzolina per chiedere una maggiore attenzione sul tema della disabilità. I ragazzi con disabilità ma più in generale tutti i disabili e le relative famiglie sono, infatti, stati lasciati un pò in balia di se stessi durante il lockdown ed anche la riapertura, se pensiamo alla scuola o ai centri diurni, non sembra iniziare con i migliori auspici. Non avendo ricevuto nessun risposta ho poi scritto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e lanciato contestualmente questa petizione a lui indirizzata.

Nelle varie missive si evidenziano i gravi problemi legati alla didattica, già carente a causa dei tagli progressivi operati del governo stesso negli ultimi anni, che si è interrotta a causa della quarantena. Se, nel caso di ragazzi normalmente abili, le lezioni a distanza solo in parte compensano la chiusura delle scuole, lo stesso non si può dire nel caso di soggetti autistici che sono abituati alla loro routine e che, essendo l’uno diverso dall’altro, necessitano di percorsi personalizzati.

Una personalizzazione che già a scuola è difficile assicurare per via del taglio progressivo delle ore di sostegno (non vi è di fatto mai un rapporto 1:1), cosa che rende sostanzialmente impossibile la sua implementazione a distanza. A questo si aggiunge il fatto che a molti soggetti autistici non è proprio possibile erogare delle lezioni in remoto. Si rivendica quindi l’esigenza di una eduzione “a domicilio” che, seppur indicata all’ 48 del Decreto legge 17 marzo 2020 (e al successivo art. 116 del Decreto Legge del 19 maggio 2020), non ha di fatto trovato quasi mai applicazione  durante il lockdown, anche a seguito dei tagli prima menzionati.

 Nell’eventualità di una riapertura delle scuole a settembre “con parziale frequenza”, si rivendica poi la necessita di darne priorità agli alunni con disabilità, come previsto dall’emendamento della Fish al D.L. 22/20. Nel caso specifico di alunni con autismo la frequenza della scuola rappresenta una fondamentale priorità e una insostituibile opportunità per assicurare un percorso verso la socializzazione e l’inclusione.

Link Petizione: http://chng.it/fVd2sjFF