MILANO, 1 giugno 2020-Se la Sanità piange, le ferrovie lombarde non ridono: e non lo fanno ormai da anni.
Ma nonostante ciò, proprio nel mezzo di una crisi sanitaria e della mobilità epocale, la settimana scorsa l’assemblea degli azionisti del gruppo FNM ha deliberato l’acquisto del 5% di azioni proprie per un controvalore di circa 10 milioni di euro. Una decisione finanziaria che mira a tenere alto il prezzo delle azioni (possedute per il 57% da Regione Lombardia, il 14% dal gruppo FS, il 3% dal gruppo Gavio, con il 25% di flottante). Si tratta di una scelta incomprensibile per una società che dovrebbe avere come esclusivo fine lo sviluppo del trasporto pubblico: per di più, questo avviene mentre la maggiore controllata di FNM, Trenord, è in una situazione di pieno collasso gestionale.
Il tanto sbandierato acquisto di nuovi treni è in ritardo di 6 mesi, la vecchia e fatiscente flotta è stata ritenuta fonte di contagio del Covid 19 anche dall’infettivologia Ilaria Capua, le denunce delle pessime condizioni dei treni da parte dei comitati pendolari neanche si contano più. Per non parlare poi delle milionarie spese per le acquisizioni di ATV (50%), La Linea (51%), FuoriMuro (49%), Locoitalia (51%) e Malpensa Intermodale (100%), che sono servite solo a estendere l’influenza politica di FNM in Veneto e in Liguria, senza determinare alcun miglioramento dei servizi erogati ai pendolari in Lombardia.