I liberi professionisti i piú colpiti dalla crisi economica: negli utlimi anni persi 13mila euro per occupato

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VARESE, 3 giugno 2020  Oltre 13mila euro per occupato lasciati per strada negli ultimi dodici anni. I liberi professionisti sono il comparto economico più colpito dalla crisi economica del 2008 con un calo di produttività di oltre il -20% a fronte di una media nazionale che ha perso 2384euro con una flessione della produttività del -3,8%. Il dato emerge dall’Osservatorio del Consiglio e della Fondazione Nazionale dei Commercialisti che rileva come mentre nell’economia generale cresceva la disoccupazione, le fila dei liberi professionisti si ingrossavano di anno in anno fino a raggiungere nel 2019 una crescita esponenziale rispetto al 2007: +28%. Nello stesso periodo, nell’intera economia, l’occupazione complessiva aumentava appena del 2% e tra gli indipendenti diminuiva addirittura dell’11%. L’offerta di lavoro libero professionale è cresciuta a un ritmo decisamente superiore a quello della produzione determinando così un repentino crollo della produttività individuale. In altri termini, la domanda di servizi professionali non è cresciuta allo stesso ritmo dell’offerta di servizi, anzi è rimasta quasi stazionaria con la conseguenza di appiattire significativamente i redditi medi dell’intero comparto. Nello stesso periodo, infatti, il valore aggiunto per occupato, misurato in termini reali (cioè al netto dell’inflazione), del comparto delle attività professionali si è ridotto del 21,5% facendo registrare una perdita in termini assoluti di quasi 13 mila euro per ogni lavoratore.

La crisi ha colpito duramente l’intero settore del lavoro indipendente che negli anni ha perso 669 mila occupatil’11,2%. Nello stesso periodo, l’occupazione dipendente è cresciuta del 6,7%, un incremento di 1 milione e 135 mila occupati. Invece, in assoluta controtendenza rispetto al totale degli occupati indipendenti, i liberi professionisti sono aumentati di 310 mila unità (+27,6%). Il calo di occupati indipendenti è, dunque, concentrato nell’area che l’Istat definisce del lavoro autonomo, essenzialmente commercianti ed artigiani, che sono diminuiti del 15%, un calo di 538 mila occupati. Oltre che nell’area residuale dei coadiuvanti familiari, dei soci di cooperativa e dei collaboratori che hanno lasciato sul terreno altri 396 mila occupati.

Concentrando l’analisi sul settore “Attività professionali, scientifiche e tecniche, amministrazione e servizi di supporto”, che contiene la quasi totalità dell’universo delle libere professioni socio-economiche, giuridiche e tecniche (ad eccezione, quindi, dell’area socio-sanitaria che risulta, in buona parte, ricompresa tra gli occupati dipendenti), i dati Istat indicano che il valore aggiunto per occupato, il principale indicatore che misura la produttività del lavoro, ha lasciato sul terreno 12.686 euro (-21,5,%) passando da 58.986 euro a 46.301 euro (rispetto ad una media nazionale di 60.770 euro che, invece, ha subito un calo molto più contenuto pari a -2.384 euro, il 3,8% in meno rispetto al 2007). Se, invece, focalizziamo l’analisi sul sotto-settore “Attività professionali, scientifiche e tecniche” che rappresenta ancora più fedelmente l’universo delle libere professioni economiche, giuridiche e tecniche, il valore aggiunto per occupato ha perso in dodici anni 13.729 euro (-19,3%) passando da 71.302 euro del 2007 a 57.573 del 2019. Se prima, dunque, la produttività media del settore era superiore a quella media nazionale (113%), dopo la crisi è scesa ad un livello inferiore (94%), mostrando un gap già abbastanza significativo e preoccupante. Ulteriori stime e rielaborazioni sui dati Istat di contabilità nazionale, infine, hanno anche permesso di evidenziare come il crollo della produttività nell’ambito delle libere professioni sia abbastanza diffuso ed omogeneo, tranne piccole differenze tra macroaree. Infatti, mentre l’area delle professioni giuridiche ed economiche ha contenuto il crollo a -16,9%, quelle tecniche hanno subito una perdita maggiore e pari a -20,4%.

“I numeri fornitici dal nostro Osservatorio – commenta il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani – certificano una profonda distorsione del mercato del lavoro che, soprattutto nelle mutate condizioni conseguenti alla crisi del 2008, continua a generare un sovraffollamento del sistema e un eccesso di offerta che deprime il valore dei servizi prestati. Gli Ordini professionali sono da tempo in crisi e non è più possibile che dalla politica vengano trattati come delle corporazioni e che i singoli professionisti siano ancora percepiti come dei privilegiati, secondo una visione ormai del tutto obsoleta. L’esclusione dall’accesso al credito a fondo perduto è solo l’ultima dimostrazione di una disattenzione nei confronti di questo pezzo tanto significativo del mondo del lavoro. Anche per questo domani ci saranno gli Stati generali delle professioni. Un’occasione utile inoltre a sottolineare il grande contributo che il sistema ordinistico potrebbe fornire ad uno snellimento della burocrazia se si portasse a compimento il jobs act degli autonomi, che prevedeva di delegare alle professioni funzioni proprie della Pubblica amministrazione”.

 Tabella 1. Occupati per profilo professionale. Anni 2007 e 2019 e var. %. Dati in mgl.

Profilo professionale 2007 2019 Var. %
TOTALE OCCUPATI 22.894 23.360 +2,0%
di cui DIPENDENTI 16.913 18.048 +6,7%
di cui INDIPENDENTI 5.981 5.312 -11,2%
Imprenditore 316 272 -13,9%
Libero professionista 1.125 1.436 +27,6%
Lavoratore in proprio 3.595 3.057 -15,0%
Coadiuvante familiare 418 299 -28,6%
Socio di cooperativa 47 30 -37,2%
Collaboratore 479 219 -54,3%

Fonte: Elaborazione FNC su dati Istat, Forze di Lavoro. Dati estratte il 1 giugno da I.stat.

Tabella 2. Valore aggiunto per occupato (valori concatenati anno 2015) per settori di attività. Anni 2007 e 2019

Settori di attività 2007 2019 Var. Var. %
TOTALE ATTIVITA’ ECONOMICHE 63.154 60.770 -2.384 -3,8%
AGRICOLTURA, SILVICOLTURA E PESCA 33.147 35.356 2.209 6,7%
INDUSTRIA 68.104 70.915 2.811 4,1%
COSTRUZIONI 54.322 44.045 -10.278 -18,9%
SERVIZI 64.579 61.091 -3.488 -5,4%
Commercio all’ingrosso e al dettaglio, riparazione di autoveicoli e motocicli 42.558 48.762 6.205 14,6%
Trasporti e magazzinaggio 81.926 73.365 -8.561 -10,4%
Servizi di alloggio e di ristorazione 43.577 35.154 -8.423 -19,3%
Servizi di informazione e comunicazione 89.113 90.190 1.076 1,2%
Attività finanziarie e assicurative 116.172 130.075 13.902 12,0%
Attività professionali, scientifiche e tecniche, amministrazione e servizi di supporto 58.986 46.301 -12.686 -21,5%
Attività professionali, scientifiche e tecniche 71.302 57.573 -13.729 -19,3%
Attività legali e contabilità, attività di sedi centrali, consulenza gestionale, attività degli studi di architettura e d’ingegneria, collaudi e analisi tecniche 66.229 54.498 -11.731 -17,7%
Attività legali e contabilità, attività di sedi centrali, consulenza gestionale 69.984 58.147 -11.837 -16,9%
Attività degli studi di architettura e d’ingegneria, collaudi e analisi tecniche 58.184 46.337 -11.847 -20,4%
Attività amministrative e di servizi di supporto 42.425 33.146 -9.279 -21,9%
Amministrazione pubblica e difesa, assicurazione sociale obbligatoria 72.127 78.708 6.582 9,1%
Istruzione 39.882 38.279 -1.603 -4,0%
Sanità e assistenza sociale 55.559 45.243 -10.315 -18,6%
Attività artistiche, di intrattenimento e divertimento, altre attività di servizi 63.883 59.074 -4.809 -7,5%
Attività artistiche, di intrattenimento e divertimento 60.141 54.956 -5.184 -8,6%
Altre attività di servizi 39.306 37.402 -1.904 -4,8%
Attività di famiglie e convivenze come datori di lavoro per personale domestico, produzione di beni e servizi indifferenziati per uso proprio da parte di famiglie e convivenze 12.689 11.631 -1.058 -8,3%

Fonte: Elaborazione FNC su dati Istat, Contabilità Nazionale. Dati estratti il 1 giugno da I.stat. Valore aggiunto a prezzi base.