Inchiesta “Mensa dei Poveri”: indagini chiuse, prima udienza a novembre. A processo anche Lara Comi e Paolo Orrigoni

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Nino Caianiello. principale imputato nella indagine Mensa dei Poveri

VARESE, 26 giugno 2020- di GIANNI BERALDO-

E’ trascorso poco più di un anno dal “terremoto giudiziario” che tra i mesi di maggio e novembre 2019 portò agli arresti decine di persone, tra imprenditori e personaggi politici (ruoli spesso in simbiosi tra loro), molti dei quali della provincia di Varese.

Stiamo parlando dell’inchiesta denominata “Mensa dei poveri”, che vede come principale imputato il gallaratese Gioacchino “Nino” Caianiello, ex coordinatore cittadino (per Varese) di Forza Italia.

Intrallazzi economici e politica, purtroppo connubio ben noto in Italia, che anche in provincia di Varese e Milano pare funzionasse piuttosto bene grazie  a un sistema di tangenti e corruzione messo in atto grazie alla presunta super regia di Caianiello che come “sede operativa” aveva scelto un noto bar del centro di Gallarate dove accoglieva e trattava i vari interlocutori.

Indagine che vede coinvolti pure professionisti e imprese compiacenti per fittizi incarichi di consulenza, conferiti da società a partecipazione pubblica, in cambio della successiva retrocessione agli indagati di parte del corrispettivo incassato a fronte dell’incarico stesso.

Una riunione nella sede di Forza Italia con Paolo Orrigoni e Lara Comi (al centro della foto)

Ricordiamo che tra i nomi principali dell’inchiesta oltre al già citato Caianiello, vi sono altri volti noti della politica locale.

Come l’ex parlamentare di Forza Italia Lara Comi (arrestata  lo scorso 14 novembre scorso ai domiciliari e ora libera), per la quale come principale capo  di imputazione vi sarebbe una ipotetica truffa ai danni del bilancio dell’Unione Europea in relazione a fittizi contratti stipulati per mansioni di collaborazione con spese a carico del Parlamento Europeo, al fine di creare surrettizie provviste di denaro a favore degli indagati mediante la retrocessione di una quota parte del corrispettivo liquidato.

Tutto questo erogando compensi al giornalista varesino Andrea Aliverti, allora addetto stampa della Comi, che veniva retribuito con 1000 euro al mese rimborsati facendoli rimborsare direttamente dall’Europarlamento.

Aliverti che ai pm ha dichiarato  che in realtà di soldi al mese ne riceveva 3000 di cui 2000 tramite fatture gonfiate, soldi che venivano girati a Nino Caianiello permettendo in questo modo di pagare, tra l’altro,  affitto e spese della sede provinciale di Forza Italia.

Tra gli altri nomi di spicco coinvolti nell’inchiesta con indagini appena concluse, anche l’imprenditore varesino Paolo Orrigoni, fondatore ed ex amministratore delegato della catena supermercati Tigros oltre a essere capogruppo in consiglio comunale a Varese della lista civica che porta il suo nome (incarichi che ha lasciato immediatamente una volta coinvolto nelle indagini), anch’egli arrestato ai domiciliari lo scorso 14 novembre e ora libero.

Lara Comi con l’avvocato Biancolella

Il nome di Orrigoni nelle indagini è spuntato perchè ha parlato l’imprenditore Pietro Tonetti raccontando che, d’intesa con lui, Orrigoni avrebbe versato un anticipo di 50mila euro della presunta tangente mascherata sotto forma di incarico a uno studio di ingegneristica, per ottenere la variante di destinazione d’uso di un terreno a Gallarate, dove  avrebbe aperto un nuovo supermercato Tigros.

Tutto questo passando ovviamente attraverso il benestare di Caianiello (questo secondo l’accusa ovviamente).

In realtà coinvolta nelle indagini sarebbe l’intera catena supermercati Tigros che risulta indagata ai sensi della legge 231 (responsabilità amministrativa della società e degli enti), considerata l’accusa di corruzione emessa nei confronti del suo proprietario.

Caianiello, Comi e Orrigoni così come tutti gli imputati, già sentiti ovviamente dai pm nelle fasi preliminari delle indagini e in presenza dei loro avvocati, raccogliendo le loro tesi difensive che dovranno ora esporre in fase processuale.

Paolo Orrigoni

Causa emergenza coronavirus le indagini si erano forzatamente fermate, ma ora la magistratura ha fatto il suo corso concludendo il filone d’indagine, definendo la prima udienza del processo per il prossimo 23 novembre a Milano con 34 persone alla sbarra come indagati, mentre altre 11 hanno patteggiato nei mesi scorsi.

La novità rispetto all’inizio dell’inchiesta è che tra gli indagati vi sono 10 nomi nuovi emersi durante le indagini, tutto loro verranno chiamati a deporre durante le varie udienze.

direttore@varese7press.it