PCI Varese su tema frontalieri: “Dalla parte dei lavoratori frontalieri italiani ma non solo”

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Ignazio Cassis e Luigi Di Maio al valico di Brogeda

VARESE, 9 luglio 2020-Il peso dei frontalieri sull’economia svizzera ha da tempo un ruolo decisivo. Sono 330mila i lavoratori e le lavoratrici che lavorano nella Confederazione Elvetica, provenienti da Italia, Francia, Germania e Austria e ogni sera rientrano nei rispettivi Paesi d’origine.

La Svizzera ha un crescente bisogno di manodopera estera infatti, pur essendo un Paese che conta 8,5 milioni di abitanti, ha un’economia molto rilevante. La presenza della forza lavoro straniera è divisa in 181.000 unità dalla Francia, 76.000 dall’Italia, 60.000 dalla Germania e 8.000 di nazionalità austriaca.

In particolare, nel Canton Ticino i frontalieri rappresentano il 28% della forza lavoro, molti dei quali prestano servizio nel mondo della sanità.

Dall’inizio del 2.000 i lavoratori italiani in Svizzera sono in aumento questo, è dovuto essenzialmente all’entrata in vigore della libera circolazione delle persone, accordo parafato tra Unione Europea e Svizzera.

L’aumento della manodopera frontaliera in Ticino (da 40.000 a 76.000), ha prodotto la preoccupazione dello sbilanciamento salariale al ribasso che potrebbe interessare anche i lavoratori Svizzeri. Mentre, i datori di lavoro affermano che, il fenomeno dei bassi salari verrebbe contrastato ribadendo l’importanza dei frontalieri per l’economia ticinese.

Il tema che tiene banco oggi e crea non poche preoccupazioni tra i lavoratori frontalieri è la revisione del Trattato già avviato, dai rispettivi Ministri degli Esteri, gli unici, che sono deputati a negoziare per un nuovo accordo che superi il trattato bilaterale siglato nel 1974 tra Svizzera e Italia sull’imposizione fiscale ai frontalieri con il ristorno delle tasse introitate dal Cantone Ticino.

Un nuovo accordo che, dovrebbe invalidare quello già esistente sottoscritto nel 2015, da più parti fatto oggetto di critiche e mai stato parafato.

Il nostro Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, nel suo recente incontro con il suo omologo Svizzero Cassis, ha dichiarato che l’obbiettivo è, salvaguardare gli interessi dei frontalieri pur mantenendo saldi i rapporti tra Italia e Svizzera.

Il Ministro Di Maio ha inoltre annunciato che, avvierà il confronto sulle tematiche relative ai frontalieri con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Gualtieri. Evidenziamo, la necessità di una proposta che porti ad una parificazione dei Trattati con la mediazione dell’Unione Europea.

Essenziale quindi sarebbe una ricognizione sui trattati in corso tra Francia, Germania e Austria e la Confederazione Elvetica. Esame e paragoni che permetterebbero di formulare nuove a nostro avviso proposte sulla tassazione dei salari che avverranno con il nuovo Trattato, ad esempio, l’eventualità di ampliare le soluzioni già esistenti, eliminando le possibili discriminazioni tra i lavoratori frontalieri

Come ulteriore valore aggiunto alle nostre proposte auspichiamo e sosteniamo che si concretizzino nel nuovo accordo di Trattato, la indispensabile presenza delle proposte dei Sindacati e delle Associazioni dei frontalieri; inoltre in quanto Partito Comunista Italiano speriamo, a fronte dell’attuale crisi pandemica-economica, la costituzione  di un fronte di lotta unitario dei lavoratori frontalieri atto a salvaguardare sia il lavoro, che  diritti dei lavoratori del settore. Per impedire qualsiasi uso strumentale del padronato d’Oltralpe dell’attuale crisi contro il mondo dei lavoratori frontalieri.

Settore frontalieri PCI federazione di Varese