MILANO, 25 agosto 2020-Il treno che si è schiantato contro il paraurti di un binario morto a Carnate è un modello che ha 44 anni di attività.
Un convoglio che incarna l’immagine di tutto quanto viene contestato a Trenord: la vetustà dei mezzi e i continui guasti che essi incontrano durante il servizio provocando ritardi, disservizi e qualche volta incidenti.
I convogli come quello deragliato a Carnate, che era partito dalla stazione di Paderno senza i ferrovieri a bordo, sono ben 33 nella flotta di Trenord. E il cambio della direzione di marcia effettuato a Paderno è una manovra che si ripete almeno 32 volte al giorno per 365 giorni all’anno con treni simili a quello deragliato, tanti sono i convogli che fanno andata e ritorno su questa tratta. Un altro di questi treni ieri si è “sfrenato” mentre era in sosta a Brescia, ma per l’assenza di dislivello non si è mosso.
La causa che ha consentito al treno di Carnate di “scivolare” senza guida è da ricercare nel malfunzionamento del freno di stazionamento. Resta però inspiegabile il perché gli apparati di sicurezza successivi non siano scattati.
Il Sistema di Controllo Marcia Treni (SCMT) installato su quel treno è un dispositivo che non funziona a convoglio “spento”. In caso di malfunzionamento (o assenza) del SCMT, sarebbe bastato un semplice sistema di frenatura automatica (utile anche in caso di superamento di un semaforo rosso) che però non è previsto dalle norme di sicurezza italiane, mentre invece è adottato da tutte le ferrovie europee. Sembra quindi che ci sia da registrare una falla nelle norme di sicurezza in vigore adottate dall’Autorità di Sicurezza Ferroviaria Italiana (ANSF), che non prevedono sistemi di sicurezza in caso di cabine di guida senza ferrovieri a bordo.
Dario Balotta- Europa Verde