Addetti alle pulizie e trasporto ospedaliero: presidio all’Ospedale di Circolo

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VARESE, 21 ottobre 2020-Sono circa una cinquantina le lavoratrici ed i lavoratori addetti alle pulizie ed al trasporto degenti dell’Ospedale di Circolo di Varese che si sono riuniti in assemblea-presidio, all’aperto e mantenendo i distanziamenti di sicurezza, per manifestare il mancato rinnovo del contratto collettivo nazionale, scaduto da 7 anni. L’iniziativa organizzata da Fisascat Cisl, Filcams Cgil e Uil Trasporti è finalizzata a dar voce agli oltre 600 mila addetti del settore che rivendicano il riconoscimento di dignità messa in discussione da una trattativa che vede le parti datoriali e sindacali ancora distanti.
“Le lavoratrici ed i lavoratori che ogni giorno sanificano ospedali rischiando la salute
propria e delle proprie famiglie, che igienizzano le scuole ed i luoghi di lavoro che
frequentiamo quotidianamente, non meritano di stare 7 anni senza contratto collettivo.” Dichiara Giuseppe D’Aquaro della Fisascat Cisl Varese-Como. La scelta dell’ospedale di Circolo quale luogo per effettuare il presidio, collegato in via telematica con oltre 40 piazze in tutta Italia e con piazza Barberini a Roma, non è causale ed è così spiegata:

“Sia a Varese che a Como si è scelto di dare visibilità alle figure fino ad oggi invisibili che con forte senso di responsabilità hanno dato tutto per poter garantire la funzionalità degli ospedali della ASST 7 Laghi e Lariana, in un periodo di eccezionale emergenza. – continua D’Aquaro –Negli anni sono stati numerosi i tagli alle ore di lavoro ed al numero di addetti impiegati nell’igiene ospedaliera, ed oggi se ne vedono le conseguenze correndo ai ripari col lavoro straordinario. E’ essenziale che oggi, in questa rinnovata emergenza, anche agli addetti alle pulizie ed al trasporto degenti vengano garantiti dispositivi di protezione individuale adeguati al rischio che devono affrontare, strumenti di lavoro idonei rispetto agli attuali datati e non più funzionali ed un giusto salario negato da troppi anni. Rinnovare il contratto collettivo non vuol dire solo adeguare uno stipendio che non arriva neanche a 7 euro lordi l’ora da troppi anni, ma vuol dire anche rinnovare quei diritti quali la salvaguardia occupazionale nei cambi appalto e la malattia retribuita che oggi le associazioni datoriali vogliono mettere in discussione”