MILANO, 5 novembre 2020 – “Lo scorso mese di marzo, nella prima fase dell’emergenza sanitaria, il Carcere di San Vittore ha allestito un reparto Covid in grado di accogliere i propri detenuti positivi e con sintomi e quelli provenienti da altri Istituti lombardi”, ha dichiarato Carlo Lio, Difensore Regionale e Garante dei Detenuti in Consiglio Regionale, intervistato oggi da Radio Marconi.
“L’azione preventiva e di isolamento dei contagi con la realizzazione di un reparto Covid, collaudato da San Vittore ad inizio pandemia -ha proseguito Carlo Lio nell’intervista- è stato un intervento coraggioso ed efficace e ha permesso di non allargare la zona contagio di provenienza. Per affrontare la seconda ondata, sono due i centri Covid all’interno degli Istituti penitenziari, San Vittore e Carcere di Bollate.
Qui vengono indirizzati i detenuti positivi da tutti i distretti lombardi che non necessitano di ricoveri ospedalieri. Ad oggi si registrano 240 casi con sintomi Covid, tutti isolati e curati. E se nella prima fase abbiamo assistito ad alcuni momenti di alta tensione e di ribellione poi risolti, in alcuni Istituti come quelli di Monza, Opera e Busto Arsizio, i detenuti si sono auto responsabilizzati aumentando la cura dell’igiene personale e del rispetto del distanziamento, laddove possibile. Non solo, in alcuni istituti sono state avviate iniziative di sostegno alla società. Tra queste ricordo la raccolta fondi di detenuti e poliziotti del carcere di Busto Arsizio volta a regalare ai degenti in terapia intensiva i tablet per parlare con i familiari oltre a materiale didattico e giochi per il reparto di pediatria dell’Ospedale cittadino. I detenuti del Carcere di Bollate si sono autotassati raccogliendo circa 1500 euro da donare alla Protezione Civile Nazionale e alcuni nel Carcere di Monza si sono offerti per donare il sangue. C’è stato un grande senso di responsabilità che ha coinvolto le direzioni, la polizia e i singoli distretti. Nell’affrontare questa seconda ondata temo che, come nella prima fase, possano essere sospesi i colloqui con i familiari e il lavoro dei volontari all’interno delle carceri”.
“Da ogni guerra, da ogni difficoltà -ha concluso il Garante dei Detenuti- nasce un insegnamento. Mi auguro che alla fine di questa drammatica situazione la politica, le Istituzioni e la Magistratura si rendano conto che il carcere, così com’è strutturato oggi, non ha le condizioni per poter riabilitare le persone e che dobbiamo immaginare pene diverse e alternative alla detenzione”