Contagio da Covid: definito protocollo comportamentale

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VARESE, 30 novembre 2020-Dopo la Consensus Conference Internazionale di giugno in cui i maggiori esperti della materia hanno definito il Protocollo Comportamentale di contenimento del contagio da covid, sono stati individuati i principali ostacoli (o errori) che impediscono la riduzione delle infezioni, ma che tuttavia continuano a essere perpetrati per mancanza di figure scientifico professionali di riferimento all’interno dei molti CTS.

Il Comportamento di Prevenzione è la chiave per il successo nel contenimento del contagio da covid per consentire l’apertura delle scuole e dei luoghi di lavoro come attività commerciali aziende e società di Servizi in totale sicurezza.

Il Protocollo si basa su tre meccanismi:

la Misurazione della frequenza e durata dei comportamenti

l’analisi funzionale per capire le cause del comportamento da migliorare

l’applicazione di correttivi prevedendo feedback e rinforzi positivi sui comportamenti sicuri per incentivarne l’utilizzo, favorendo l’effetto d’imitazione dei colleghi

Se all’interno delle Aziende (e delle Scuole) avessimo un sistema di monitoraggio sui comportamenti tenuti dai presenti durante le attività lavorative quotidiane, sarebbe possibile applicare i correttivi adeguati, per migliorare le routine, basandoli su misurazioni parametriche precise e scientificamente valide.

Senza la misurazione non si possono modificare i fenomeni negativi, sarebbe come somministrare un antipiretico senza aver rilevato la temperatura del paziente attraverso il termometro.

In estrema sintesi gli errori che continuiamo a commettere sono 6:

1)  Pensare che i virologi siano tra loro in totale disaccordo: tutti i virologi sono infatti d’accordo sulle caratteristiche riguardanti il virus, come la sua natura e il suo funzionamento. Sono invece in disaccordo quando parlano, dei comportamenti da far tenere ai cittadini attraverso le disposizioni degli Enti pubblici preposti come ad esempio il decidere se chiudere o meno organizzazioni e industrie. Questi non rientrano tra le loro competenze;

ll professore Tosolin

2)  Credere che siano i virologi a doverci dire Come fare a contenere e arginare il contagio: essi devono dirci cosa fare (utilizzare la mascherina, quanta distanza mantenere, ecc.). Tuttavia far rispettare alle persone quanto detto non è un loro compito e non rientra tra le loro competenze;

3)  Rilevare e misurare unicamente i contagi: ci si concentra su un risultato che non può essere modificato. Ciò che è veramente indispensabile da misurare e rilevare è il comportamento, che è migliorabile;

4)  Prendere decisioni importanti in base al numero di contagi: definire una strategia d’azione sulla base del numero di contagi equivale al realizzare un’operazione chirurgica dopo che il paziente è deceduto. È necessario decidere come procedere con molto maggiore anticipo, in base ai comportamenti misurati, cioè prima che il danno si sia verificato e non dopo.

5)  Pensare che la soluzione sia il semplice “informare”: le misure per il contenimento sono oramai ben note a tutta la popolazione. Per far in modo che vengano anche rispettate è necessario motivare attraverso rinforzi positivi e feedback;

6)  Adottare un sistema di ispezioni e sanzioni: punire un comportamento a rischio non fa sì che la persona metta in atto il comportamento di prevenzione adeguato: ne può fare altri mille, e in assenza del punitore continuare ad agire in maniera erronea.

È funzionale invece adottare un processo di misurazioni, rinforzi positivi e feedback in modo da insegnare il comportamento sicuro ed essere certi che venga fatto.

Il più grave di questi è senza dubbio quello di stabilire l’adozione di misure, quali chiusure e lockdown, solamente in relazione al numero di infezioni. Una strategia del genere porta ad agire troppo tardi e con costi insostenibili per la popolazione. Tali decisioni andrebbero prese unicamente in relazione alle indispensabili misurazioni dei comportamenti, che porterebbero ad interventi non su base regionale ma su base di singola organizzazione.

Queste tipologie di rinforzi positivi e ripetuti nel tempo sono ciò che determinano l’adesione, il consolidamento e il mantenimento del comportamento corretto nel lungo periodo e, dunque, lo sviluppo di nuove abitudini!

Questo concetto viene rimarcato con forza dal Professor Tosolin – Presidente della Società Scientifica AARBA- che ha dichiarato: “Misurare un fenomeno è indipendente dal tipo e dalla dimensione dell’impresa e garantisce dati obiettivi per misurare se le azioni intraprese per contenere il covid siano corrette oppure no. I virologi devono stabilire la percentuale adeguata di comportamenti corretti che i lavoratori debbano rispettare nei luoghi di lavoro ma spetta agli Psicologi comportamentali, esperti in BBS, indicare come e attraverso quale processo migliorare i comportamenti durante le attività lavorative.

Sarebbe opportuno che gli Enti Pubblici, Governativi e Regionali, iniziassero ad appiccare le prescrizioni contenute nel protocollo BBS per favorire la sicurezza sui luoghi di lavoro con un metodo basato sulla misurazione di dati parametrici che permettono di elaborare soluzioni adeguate ad ogni ambiente di lavoro, definendo con indicatori precisi il successo delle soluzioni applicate”.

Le medesime raccomandazioni sono state presentate in occasione del seminario on-line “La Psicologia del Lavoro al tempo del covid”, organizzato dall’ENPAP lo scorso 6 novembre a cura della Dott.ssa Maria Gatti – psicologa e consulente di sicurezza comportamentale – che ha guidato il gruppo dei ricercatori italiani nella stesura del Protocollo internazionale e dello stesso Professor Fabio Tosolin.

Come Società Scientifica AARBA ci sentiamo in dovere di rendere noti i risultati e la metodologia operativa del protocollo BBS al grande pubblico e di invitare le Istituzioni, le rappresentanze delle categorie Produttive e Sindacali, gli operatori Economici e Sanitari a valutare l’adozione del Protocollo per garantire maggiore sicurezza nei luoghi di lavoro e come conseguenza diretta in tutta la nostra Società con notevole beneficio per tutti i Cittadini.

Il protocollo messo a punto dai ricercatori italiani è stato approvato e integrato dalla comunità scientifica internazionale di riferimento in una Consensus Conference internazionale nel corso del Congresso Europeo di Behavoir based Safety tenutosi in Italia in giugno di quest’anno. Il protocollo è a diposizione delle autorità sanitarie e delle imprese in italiano, tedesco, inglese e spagnolo ed è già applicato con successo in diversi grandi stabilimenti produttivi, istituti scolastici e aziende di ristorazione – catering.