A Varese volontari di Greenpeace hanno distribuito “bollette energetiche ambientaliste”

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VARESE, 3 dicembre 2020- Questa mattina volontari e volontarie di Greenpeace di Varese (in concomitanza con diverse altre città italiane) hanno distribuito la riproduzione di una bolletta Eni realizzata dall’organizzazione ambientalista, con informazioni sull’impatto delle attività dell’azienda sul clima del Pianeta.

Nonostante sia uno dei maggiori inquinatori al mondo in termini di emissioni di gas serra, nonché il più grande emettitore italiano di CO2, Eni si proclama verde mentre invece continua a puntare con decisione sul gas fossile, combustibile che spaccia come “amico del clima”, ma che è in realtà uno dei responsabili dell’emergenza climatica in corso.

Anche a Milano, Roma ed altre Provincie, volontari e volontarie hanno distribuito le bollette climatiche di Eni a cittadine e cittadini. Tutte le attività si sono svolte in ottemperanza alle vigenti normative anti Covid-19.

Bolletta ambientalista di Grenpeace

«Nelle sue martellanti comunicazioni, che si tratti di spot a pagamento o di dichiarazioni fatte sui media, Eni cerca di promuovere i propri piani come “green”. Ma la verità è un’altra, l’azienda vuole continuare estrarre e bruciare gas e petrolio, e per farlo propone false soluzioni per la lotta alla crisi climatica in corso, come ad esempio il CCS. Ovvero la cattura e lo stoccaggio di CO2, tecnologia costosa che verrebbe usata per continuare a estrarre gas fossile, e per cui l’azienda sta chiedendo anche ingenti fondi pubblici», commenta Luca Iacoboni, responsabile Campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia.

Il mondo politico continua infatti ad avallare i piani industriali dell’azienda, sebbene questi non faranno che aggravare l’emergenza climatica. Per tale motivo, Greenpeace ha deciso di distribuire le bollette climatiche di Eni direttamente a cittadine e cittadini. Il 30% del capitale sociale di Eni è infatti in mani pubbliche, tramite il Ministero dell’Economia e delle Finanze e la Cassa Depositi e Prestiti: gli italiani e le italiane sono dunque azionisti di Eni, e devono sapere come e quanto l’azienda sta contribuendo alla crisi climatica e ai suoi effetti devastanti su persone e Pianeta.

«Ognuno di noi, nel proprio piccolo, può e deve fare la propria parte per salvare il clima. Ma se vogliamo davvero essere efficaci nella lotta all’emergenza climatica in corso, a fare passi concreti in tal senso devono essere prima di tutto giganti come Eni. Cambiare abitudini per tutte e tutti noi è bene. Cambiare Eni è meglio», conclude Iacoboni.

Nelle scorse settimane Greenpeace ha lanciato una petizione per chiedere ad Eni  di fermare nuove ricerche di gas e petrolio, di abbattere le emissioni grazie alla diminuzione e al progressivo azzeramento dell’uso di combustibili fossili, e non attraverso sistemi di compensazione, e di puntare davvero su rinnovabili, idrogeno verde e combustibili sintetici da elettricità rinnovabile.