Riflessioni: “Un Natale ridotto all’anonimato”

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VARESE, 4 dicembre 2020-di VINCENZO ANDRAOUS-

Stavo pensando a come quest’anno il Natale sarà decisamente inverso rispetto ai precedenti, perché il Covid ci impone attenzione e limitazioni, l’impossibilità a spostarsi, incontrarsi.

Sarà un Avvento diverso perché quel Bimbo nascerà nella solitudine imposta insieme a tanti altri. Sarà un anno in cui la culla ritornerà in seno al mondo con la consapevolezza di trovarsi a fare da ponte tra chi farà un passo avanti e chi ne farà uno indietro, questa volta senza l’accidente a fare lo sgambetto. Il Bimbo nasce nel silenzio profondo ma non di una preghiera, di una relazione, di una domanda che agogna una risposta, sarà silenzio di sottrazione degli affetti, degli amori, di una carezza, di un bacio.

Natale è Natale, quest’anno non potrà certo esser festa di ricorrenza, degli identici usurati armamentari lessicali, perché alla mente ritorneranno quei tanti e troppi camion militari carichi di bare dei nostri cari ridotti all’anonimato, blindati, nell’abbandono delle luci spente della memoria. Intorno al Bimbo che nasce ci saranno ricomposte alla bisogna le giustificazioni, le commiserazioni di questo e di quello, certamente e meno male non del bue e dell’asinello. Già ora che il Bambino s’annuncia e bussa alla nostra porta, questo spazio rimane terra di nessuno, nell’indifferenza per la vita che nasce, eppure accorciando le distanze e sostituendo alla parola paura la parola amore per ognuno e per ciascuno. Il Bimbo rimane sull’uscio, come a dover colmare l’assenza o l’estrema debolezza del pensiero, del raccoglimento che aiuta ad avvicinare la convinzione di una prossimità mai completamente consumata.

Il Bambino addormentato è tra le nazioni dei bisonti che non esistono più, bivaccano dentro una sorta di grande letteratura, mentre intorno c’è il rumore della carta sfogliata controvoglia, pagine di storia sradicate dalle intemperie umane. Questa solitudine appare disumana, quanto la sordità di quanti dovrebbero imparare qualcosa di più e davvero da questa capitolazione umana, tanto è diventata una presenza costante, un insegnamento a non dissolvere l’opportunità della riflessione ( ancor prima dell’azione ), quella che parte dal cuore, per sentire davvero il bisogno e la necessità di una libertà che appartenga a tutti.

Sto pensando a questo Natale alle porte, a quella creatura bellissima nella sua culla, agli altri bimbi costretti a scomparire tra le onde, quale preghiera più equa potrebbe volere dire meno disattenta, meno oppressa dalla droga sparata in vena, inalata o bevuta.

Caro Bambino Gesù quest’anno nella mia preghiera mi preme raccomandarti meno maestri inadempienti che non scendono dal pulpito, non riconoscono l’errore, hanno paura della verità, di ciò che non è stato fatto, di quanto è da migliorare.

redazione@varese7press.it