Le foreste che rigenerano l’economia: al via progetto dell’Univesitá degli Studi di Milano

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2018
La foresta umbra

VARESE, 15 dicembre 2020-Le foreste forniscono legname, erbe medicinali e cibo, custodiscono un vero patrimonio di biodiversità, assorbono l’anidride carbonica e mitigano il clima, arginano i rischi di dissesto idrogeologico, influiscono sul benessere e la qualità della nostra vita… in altre parole, rappresentano un bene inestimabile per tutti gli esseri viventi, fornendo beni materiali e immateriali importantissimi e fondamentali per un futuro più equo e sostenibile.

In Italia coprono il 36,4% della superficie (circa 10,9 milioni di ettari) di cui il 27,5% sottoposto a vincolo naturalistico, con tendenza ad un costante aumento, eppure  la programmazione e la gestione delle attività forestali, nonostante vi sia sul nostro territorio un’intensa attività produttiva e una elevata pressione antropica, presenta evidenti criticità: soltanto il 19% delle foreste nazionali è difatti oggetto di pianificazione e vi è un tasso di gestione secondo i criteri indicati dagli schemi di certificazione  delle foreste ancora più basso (appena il 9%). Secondo i dati ufficiali, per esempio, viene prelevata nel nostro paese solamente una parte, tra il 24 e il 39% del legno che cresce e si sviluppa ogni anno nelle foreste italiane (Primo Rapporto Annuale sullo Stato delle Foreste in Italia, 2019), mentre importiamo l’80% del fabbisogno di prodotti legnosi, con oltre il 65% di legname consumato (tondo e semilavorato) proveniente dall’estero.

Da queste premesse nasce il progetto LIFE CO2PES&PEF cofinanziato dal Programma LIFE della commissione Europea, con l’idea di poter coniugare la conservazione della foresta, dei suoi processi e dei suoi servizi ecosistemici, aumentando gli assorbimenti di CO₂ (visto che già oggi boschi e foreste italiane immagazzinano 1,24 miliardi di tonnellate di carbonio), diminuendo le perdite di carbonio per eventi estremi, e massimizzando la crescita forestale, con la garanzia di poter continuare a fornire input (prodotti, legname, etc..) al sistema industriale, creando reddito e benessere per le comunità locali.

Finanziato dal Programma LIFE, il progetto ha come capofila e coordinatore la Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento Sant’Anna di Pisa; mentre il Consorzio Comunalie Parmensi, FederlegnoArredo, Legambiente, la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia Servizio Foreste e Corpo Forestale, la Regione Emilia Romagna, Servizio Aree Protette, Foreste e Sviluppo della Montagna, l’Unione di Comuni della Romagna Forlivese – Unione Montana e l’Università degli Studi di Milano completano il partnenariato.

Le azioni verranno implementate in tre aree forestali pilota, rappresentative dell’area alpina e appenninica: il Demanio Forestale Forlivese, il Consorzio Comunalie Parmensi e la proprietà Regionale di Fusine.

Le azioni del progetto sono volte a misurare il carbon sink e il carbon stock delle foreste, ovvero l’assorbimento annuale di CO₂ e la quantità totale di carbonio immagazzinata nell’ecosistema forestale e a valutare le attività addizionali che permettono l’incremento dei servizi ecosistemici.

Attraverso l’applicazione dell’Impronta Ambientale di Prodotto alle filiere del legno prevediamo di ottenere una riduzione delle emissioni di CO₂, ad esempio nelle attività di taglio, segheria e, se presente, falegnameria e una riduzione del consumo di acqua e di energia”, afferma il Prof. Fabio Iraldo, Responsabile scientifico del progetto. “Inoltre, potremo ottenere un beneficio ambientale grazie alla sostituzione di materie prime maggiormente inquinanti con il legno, che è una risorsa rinnovabile se gestita correttamente”, afferma il Prof. Francesco Testa, Project Manager del progetto.