GALLARATE, 18 marzo 2021-Le indagini del Commissariato di Gallarate, partite nel mese di febbraio dello scorso anno e coordinate dalla Procura della Repubblica di Busto Arsizio, hanno portato alla sbarra 8 cittadini albanesi e consentito il sequestro di 24 chilogrammi di cocaina.
L’operazione di polizia giudiziaria è stata denominata “Yellow Bins”, in quanto la cocaina veniva celata e custodita principalmente negli appositi cassonetti dedicati alla raccolta degli abiti usati, generalmente di colore giallo e collocati in varie zone della città.
Le menti dell’organizzazione, che si ritiene fondatamente operare illecitamente da almeno 6 anni, sono stati identificati per M.A. di anni 55, pregiudicato per reati di droga e dipendente della cooperativa sociale (risultata estranea alla vicenda) che gestisce tra l’altro la raccolta degli abiti usati e, G.B. di anni 34, pregiudicato per droga e già sottoposto alla misura alternativa dell’affidamento in prova ai servizi sociali. Entrambi, risiedono stabilmente in Gallarate ed hanno moglie e figli (due ciascuno). A collaborare stabilmente con loro, nella distribuzione della droga , generalmente suddivisa in panetti da un chilogrammo cadauno, vi erano M.B. di anni 35, A.Z. di anni 52, quest’ultimo abitante nel legnanese, entrambi pregiudicati per droga ed affidati alla medesima cooperativa sociale e, l’incensurato P.A. di anni 26.
Tra i clienti, sono stati identificati A.I. di anni 46, già sottoposto alla misura degli arresti domiciliari per reati di droga a Fagnano Olona e C.P. di anni 41, residente a Gallarate ed anch’egli gravato da precedenti per droga.
Nel corso delle indagini sono almeno tre i carichi di droga, di circa 20 / 25 chilogrammi cadauno, pervenuti nel gallaratese a mezzo di autoarticolati provenienti verosimilmente dal nord Europa, che gli investigatori hanno certificato mediante appostamenti e fotografie estrapolate dalle telecamere appositamente piazzate sui cassonetti per la raccolta degli abiti usati. In particolare su quelli siti in Via Gorizia ed in Via XXII Marzo che, M.A. utilizzava principalmente per nascondere i panetti di cocaina, in appositi borsoni di fortuna recuperati all’interno degli stessi cassonetti. Panetti di droga del peso di un chilogrammo cadauno, che venivano smistati integri (cioè senza che venisse effettuata alcuna operazione di taglio) nel giro di pochissimi giorni, anche nel milanese, a mezzo principalmente di veicoli della stessa cooperativa sociale di cui M.A. aveva la disponibilità. Si ritiene fondatamente che proprio l’utilizzo dei luoghi e dei veicoli con i loghi della cooperativa sociale in questione, abbiano permesso a M.A. ed ai suoi complici di agire con estrema tranquillità per un lungo lasso di tempo. Gli esosi guadagni, derivanti da tale illecita attività, venivano periodicamente spediti da M.A. e G.B. al loro paese di origine, sia a mezzo di autoarticolati che a mezzo di autobus, non disdegnando nemmeno di affidare parte del denaro in questione ad amici o conoscenti i quali, si recavano occasionalmente in Albania per svariate motivazioni, come ad esempio per passare un periodo di vacanza.
Il primo a finire dietro le sbarre nel corso delle indagini è stato A.Z., quando nella mattinata di sabato 11 luglio 2020 all’esterno della cooperativa sociale, ha ricevuto da M.A. e da M.B. una pistola semiautomatica ZAVASTA mod. 70 calibro 7,65 con matricola abrasa e completa di caricatore con 7 cartucce. A.Z. venne fatto fermare subito dopo dalla Polfer di Gallarate sul binario 6 mentre si apprestava a prendere il treno per fare ritorno a casa, con la pistola in questione occultata all’interno di un borsello.
Nel pomeriggio del 23 luglio 2020 è stata la volta dell’autotrasportatore O.D. di ani 27, pregiudicato per droga residente a Olgiate Comasco (CO) il quale, veniva fermato da una volante del Commissariato di questo Ufficio P.S. dopo che aveva ricevuto da M.A., nel parcheggio del campo sportivo di Via Forze Armate, circa 9 chilogrammi di cocaina che venne rinvenuta, suddivisa in nr. 8 panetti, all’interno di una borsa spesa appoggiata sul tappetino del lato passeggeri del camion, che O.D. stava utilizzando per la sua lecita attività lavorativa. La droga sequestrata a O.D., che si ritiene fondatamente essere un corriere, era solo una parte del carico di ben 25 chilogrammi, giunto il giorno precedente nel gallaratese. Nell’arco della stessa giornata M.A. e M.B. nonché lo stesso G.B., avevano effettuato svariate consegne in favore di terze persone.
Nella mattinata del 2 settembre 2020, con l’arresto in flagranza di M.A., veniva di fatto interrotta l’attività illecita dell’organizzazione.
M.A., con un mezzo della cooperativa diverso da quello solitamente utilizzato, con lo scopo di eludere le eventuali investigazioni (dubbio che gli era scaturito subito dopo l’arresto di O.D.), si recava presso il cassonetto di Via Gorizia dove due giorni prima, in accordo con G.B., aveva celato l’ennesimo carico di droga, prelevando 4 panetti di cocaina. Il tentativo di una volante di questo Ufficio di fermare il predetto M.A. in questo C.so Colombo, sfociava in una rocambolesca fuga che terminava in Via Riva dove M.A., a bordo del veicolo della cooperativa, che speronava diverse auto in sosta (tra cui una macchina della Polstrada) prima di schiantarsi contro il muro perimetrale di un condominio sito nella medesima via. A quel punto, M.A. abbandonava il veicolo e tentava un’improbabile fuga a piedi arrivando persino ad opporre resistenza all’arresto, colpendo uno degli Agenti con un calcio al ginocchio. A bordo del veicolo della cooperativa, si tratta di un FIAT Doblo’, più precisamente all’interno di una busta in carta contenente vestiti usati, venivano rinvenuti i panetti di cocaina, risultati del peso complessivo di 4,269 chilogrammi. Con il mazzo di chiavi trovato in suo possesso, veniva aperto il cassonetto di Via Gorizia dove venivano rinvenuti altri 10 panetti similari, del peso complessivo di 10,8 chilogrammi. La relativa perquisizione domiciliare portava al rinvenimento e sequestro oltre che ad alcuni cellulari criptati, anche della somma contante di circa 40.000 euro.
Nella medesima giornata, per scongiurarne la fuga venivano sottoposti a fermo di P.G. anche i complici G.B. e M.B.
Le relative perquisizioni domiciliari portavano al rinvenimento e sequestro di altri telefonini e dell’ulteriore somma contante di 42.000 euro trovata nella disponibilità di C.P.