VARESE, 20 marzo 2021-Da qualche settimana affianco, come volontaria, il grande lavoro che svolge il personale sanitario al centro vaccinale di Varese dell’ASST Settelaghi.
Noi volontari ci occupiamo di accogliere le persone, di verificare che abbiano tutti i documenti, spuntiamo le complicate liste per controllare l’appuntamento, le accompagniamo fino alla sala di somministrazione del vaccino, facendole entrare in modo ordinato. Se contemporaneamente ci sono categorie diverse, insegnanti, forze dell’ordine, soggetti fragili, dividiamo le file e facciamo attenzione che vadano alla giusta postazione. Incontriamo centinaia e centinaia di sconosciuti al giorno, ognuno con la propria storia, le proprie paure.
“Mi aiuta per favore? Non ci vedo” “Ho le mani che tremano”. Quanti anziani, anche novantenni, che arrivano da soli! Dobbiamo compilare il consenso per loro, prenderli sottobraccio perché camminano a fatica, farci carico di far presente al medico eventuali problemi. Ci guardano con gratitudine, si affidano a noi. Che tenerezza!
Lì tutto è in continuo movimento, da un momento all’altro cambiano le liste, le categorie e di conseguenza i vaccini e la gestione di chi si vaccina. I sanitari, bravissimi e gentilissimi, non si risparmiano, sembrano delle cavallette, veloci ma precisissimi nel loro compito e non mancano mai di ringraziarci.
C’è molto da fare e poco tempo per pensare. A volte, però, riesco per un attimo a soffermarmi a guardare le queste persone che attendono con pazienza il proprio turno. E’ tutto così surreale e incomprensibile, che una forte emozione mi assale. Provo paura per il futuro ma anche tanta speranza che quella fila è l’inizio della fine.
Il mio pensiero poi corre al COVID, a come ha cambiato la nostra vita, anche a noi volontari. Chi lo avrebbe mai immaginato che ci saremmo dedicati a un servizio così diverso dalla nostra solita attività! Sono tanti i nostri volontari che hanno risposto alla chiamata per dare sostegno ai centri vaccinali, molti più di quanto mi aspettassi. Nonostante la drammaticità del motivo per cui siamo lì, alla fine del turno nei loro occhi vedo la soddisfazione di aver compiuto una missione importante per la comunità, per il proprio paese, per il mondo intero, di sentirsi parte attiva di un momento storico . “E’ come se fossi un soldato che ha fatto il proprio dovere” mi ha detto Raffaella, una nostra volontaria da oltre 25 anni.