Maxi rissa a Gallarate: denunce e arresti per 30 ragazzi provenienti da tutta la provincia

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VARESE, 31 marzo 2021-La Polizia di Stato di Varese coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Busto Arsizio e dalla Procura per i Minorenni di Milano, al termine di una laboriosa ed intensa attività d’indagine ha identificato ed indagato complessivamente 30 soggetti ritenuti responsabili della maxi rissa avvenuta nel centro cittadino di Gallarate nel pomeriggio dell’8 gennaio scorso.
In particolare, nella mattinata odierna, all’esito di quanto raccolto nel corso delle indagini, 70 agenti della Squadra Mobile di Varese e del Commissariato di Gallarate hanno dato esecuzione alle misure cautelari emesse dal GIP di Busto Arsizio su richiesta della Procura di Busto Arsizio a carico di 2 maggiorenni italiani e dal GIP per i Minorenni di Milano su richiesta della Procura per i Minori di Milano a carico di 15 soggetti.
Inoltre, il Questore della provincia di Varese, tramite la locale Divisione Polizia Anticrimine, ha notificato a 26 dei trenta soggetti indagati gli atti procedurali tesi all’emissione di provvedimenti di prevenzione noti come “Daspo Willy”, previsto dal D.L. 130/2020, che ha inasprito il regime sanzionatorio del delitto di rissa, dando facoltà al Questore di estendere i poteri di applicazione del Daspo Urbano nei confronti di tutti i partecipanti alla rissa, per il solo fatto della partecipazione.
I daspati avranno il divieto di accesso ai locali e agli esercizi pubblici situati nella zona del centro della città di Gallarate, teatro del grave episodio di rissa avvenuto nelle prime ore pomeridiane dell’8.01 e che ha generato un forte allarme sociale. Saranno per loro preclusi gli accessi a ristoranti, pasticcerie, gelaterie, bar ed esercizi similari, sale da ballo, sale da gioco e locali notturni proprio al fine di prevenire che, dalle loro condotte, possa derivare pericolo per la sicurezza pubblica.

La violazione al provvedimento comporta la reclusione da 6 mesi a 2 anni e la multa da 8.000 a 20.000 euro.

Fra i giovani indagati, alcuni dei quali addirittura minori di anni 14 e per la legge non imputabili per i reati commessi, sono state accertate responsabilità per diverse e rilevanti fattispecie delittuose come la rissa aggravata, le lesioni personali, il favoreggiamento ed il porto di armi ed oggetti atti ad offendere.
L’indagine ha consentito di comprendere che la rissa  è stata organizzata da due opposte fazioni, composte da soggetti di Varese e Malnate contro soggetti di Cassano Magnago e Gallarate, al fine di “regolare i conti” a seguito di una precedente rissa avvenuta solo pochi giorni prima, il 4 gennaio, a Cassano Magnago. Tale ultimo evento aveva visto contrapposti due soggetti (di origine centro-africana e libanese) provenienti da Malnate e una ventina di soggetti (prevalentemente di origine albanese) di Cassano Magnago, che si erano affrontati per futili motivi. All’esito di questa rissa uno dei ragazzi di Malnate aveva riportato lievi lesioni, prodotte da un colpo inferto con una chiave inglese da uno dei contrapposti contendenti.
A partire dalla stessa sera del 4.01, i partecipanti alla rissa avevano cominciato a pubblicare sui propri profili di Instagram dei post relativi allo scontro, fomentando sui social la contrapposizione e coinvolgendo i rispettivi amici, giungendo a organizzare per l’8.01 a Gallarate un appuntamento in cui risolvere la contesa. Attraverso i social si è concretizzata una sorta di “chiamata alle armi” con tanto di invito di partecipazione all’adunata dell’8 gennaio a Gallarate, invito purtroppo accolto favorevolmente anche da molti giovani che quel giorno si sono recati a Gallarate senza neanche conoscere il vero motivo dell’appuntamento.
Le attività d’indagine hanno consentito di verificare che lo scorso 8 gennaio i soggetti provenienti da Varese e Malnate sono giunti a Gallarate muniti di numerosi oggetti atti ad offendere, fra cui mazze, bastoni, coltelli e catene, con i quali hanno colpito alcuni dei ragazzi appartenenti alla opposta fazione, fra cui il minorenne che era poi stato soccorso dai passanti e, successivamente ricoverato in ospedale, aveva riportato lesioni giudicate guaribili in 7 giorni.
Durante le indagini, oltre alla gravità dei comportamenti realizzati da ciascun compartecipante alla rissa, è emersa una preoccupante inclinazione degli indagati a reiterare, platealmente e pericolosamente, concrete e violente azioni di gruppo accuratamente pianificate attraverso il classico tamtam veicolato sui più noti social network presenti in rete, finalizzato anche a organizzare il “terzo round” nei giorni scorsi nel Comune di Malnate, non realizzatosi solo grazie alla collaborazione delle istituzioni di quel Comune e alle immediate attività poste in essere dalla Polizia di Stato.
I gravi disordini dell’8 gennaio a Gallarate, oltre ad impattare sfavorevolmente sulla percezione di sicurezza della collettività cittadina, si sono realizzati prevalentemente nel centro cittadino, luogo caratterizzato dalla massiccia presenza di ristoranti, pasticcerie, gelaterie, bar ed altri esercizi commerciali notoriamente molto frequentati anche da famiglie con bambini.
Anche per questo non si è fatta attendere la sinergica risposta delle Istituzioni che, tempestivamente, nonostante la complessità delle operazioni di riconoscimento dei numerosi soggetti coinvolti nei fatti di violenza, sono riuscite a cristallizzarne, per ciascuno di essi, le personali responsabilità penali all’interno di un quadro probatorio completo e ben definito.
 “Ehi Brò No Parla Tanto” gergo utilizzato di frequente dagli indagati nelle chat analizzate, con il quale tutti gli interlocutori venivano invitati ad evitare di parlare dei fatti onde correre il rischio di essere intercettati.
Quasi tutti residenti in Provincia e provenienti principalmente dalle città di Varese, Malnate, Gallarate, Cassano Magnago, Venegono Superiore, Busto Arsizio, ed uno dalla Provincia di Como.

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