SARONNO, 7 agosto 2021-Saronno prende congedo dalla realtà, e lo fa sotto i nostri occhi. Lo fa un passo alla volta ma pur rapidamente, e si accentua la sensazione, già manifestata da alcuni di noi, dell’aprirsi di una frattura nella sua personalità e nella sua storia.
Prendere congedo dalla realtà significa osservare quest’ultima attraverso un prisma deformante e dunque negare delle verità evidenti: ed è per l’appunto quanto è avvenuto e sta avvenendo.
Abbiamo visto da poco diversi esponenti del modo politico e amministrativo, alcuni dei quali si professano da sempre cattolici, schierarsi a favore di un disegno di legge che, se mai diventasse operativo, autorizzerebbe chiunque a fare del proprio sesso (non a caso oggi derubricato a “genere”) una mera opzione soggettiva. Li abbiamo altresì ascoltati quando equiparavano l’amore omosessuale a quello tra i membri di una famiglia composta da uomo e donna, pertanto aperta alla procreazione, cioè alla vita, e senza obbrobri quali l’utero in affitto.
Questa deriva non sembra peraltro recare una precisa etichetta politica, anzi travolge tutte le identità e si pone anche a Saronno come il prodotto di quello che è stato chiamato il “partito radicale di massa”, cioè una vasta platea la quale, abbandonato ogni retaggio della tradizione culturale che ne costituisce l’origine, è dedita al più assoluto egotismo attraverso la proclamazione di nuovi supposti diritti.
L’ultimo capitolo di questo romanzo d’appendice è stato scritto in occasione del Consiglio Comunale dello scorso 3 agosto. Non importa ricordare per iniziativa di quale partito. Non importa perché avrebbe potuto proporlo una qualunque delle formazioni politiche o delle liste civiche rappresentate in sala Vanelli, nessuna esclusa. E non importa anche perché è stata approvata da tutte le formazioni e da tutte le liste, nessuna esclusa. Si tratta naturalmente della richiesta al sindaco e a quanti altri di dovere di riservare, all’interno del cimitero cittadino di via Milano, un’area adibita alla sepoltura degli animali d’affezione.
Beninteso non intendiamo disconoscere il legame di affetto che si può stabilire tra una persona e il suo animale di compagnia, sia esso un cane, un gatto, o altro ancora. Ma il cimitero, o sepolcro come preferiva scrivere quel poeta che in anni più o meno lontani tutti abbiamo studiato a scuola, è luogo consacrato, nonché dedicato al commosso ricordo e alla preghiera di esseri umani in favore di altri esseri umani.
Pretendere che in esso trovino luogo gli animali che in vita ci hanno tenuto compagnia e condiviso ore più e meno liete è peraltro, più ancora che irrispettoso e grottesco, un segno dei tempi o, come si potrebbe anche dire, un fenomeno epocale. “Epocale” rispetto a un’epoca che ha smarrito il senso delle proporzioni e dell’ “unicuique suum”, massima quest’ultima ormai ricoperta di polvere.
Accanto a questa osservazione, che riteniamo tocchi il cuore del problema, ci preme ricordare che l’area cimiteriale saronnese abbisogna attualmente di nuovi manufatti quali loculi per le inumazioni e cinerari per chi sceglie la cremazione per congedarsi dalla vita terrena, come sanno coloro i quali negli anni passati si sono occupati della questione nella sua dimensione tecnica come pure in quella finanziaria, che un buon amministratore deve saper valutare per il bene della comunità. L’istituenda area dedicata agli animali finisce dunque per porre anche una questione di priorità. Che solo una mente obnubilata dall’ideologia animalista potrebbe non cogliere.
Infine, agli Amministratori di questa città un tempo cattolica indirizziamo una cortese richiesta: se proprio ritengono necessario che Saronno abbia un luogo dedicato alla sepoltura e al ricordo degli animali, che esso sia ubicato, se pure all’interno dei confini cittadini, in una zona ben distinta dal nostro cimitero, luogo che deve essere riservato alla pietas per gli esseri umani.
Dario Ceriani – Diego Riva – Ernesto Credendino – Dario Lonardoni – Alfonso Indelicato