VARESE, 18 agosto 2021-di VINCENZO ANDRAOUS-
Ora che le tastiere degli smartphone hanno pianto con commozione composta, urlato e imprecato nell’ideologia d’accatto, rimane eretto come un fusto di quercia, l’uomo e la sua fede incrollabile per l’umanità, tutta, senza distinguo. Resta senza somma o detrazione il suo coraggio a difesa di ognuno e di ciascuno, rimane a fare da ponte l’Uomo che è sempre stato. Gino Strada non c’è più, ugualmente rimane la sua storia vissuta per gli altri, per le vittime e per i carnefici, per i giusti e gli ingiusti, per gli innocenti e per i colpevoli.
Detta così appare una frase fatta, quasi banale, un pourparler tanto per dire qualcosa. Invece non è così, perché possedere la capacità di operare tra incudine e martello senza fare passi indietro, senza vendere o svendere niente, sottende la tempra di chi ha fede a sufficienza per non accettare baratti per tentare di vincere la sfida della vita sempre e comunque. Non ci sono da fare tante curve per disegnare l’uomo in questione, non serve a nulla inventare ombre o didascalie da quattro soldi, oppure affidarsi a troppi superlativi assoluti. Gino Strada non ha mai avuto bisogno di introduzioni o fiumi di parole per dare misura della propria capacità di tagliare carne e ossa per la giustizia giusta, per la vita umana da medicare e salvare, per confermare che la guerra è sempre sbagliata, per la pace mai sufficientemente affiancata dalla verità del cuore.
Per tutta la sua vita ha camminato nel bel mezzo degli uragani, spesso sempre più spesso creati a tavolino, e nonostante le difficoltà e gli agguati miserabili degli inganni e delle armi, quante vite raccolte, accolte e accompagnate fuori dal vicolo cieco della morte. Un uomo spigoloso, ruvido da sembrare urticante, certamente non per apparire, in prima fila per dare significato e sostanza a quella umanità che mai dovrebbe venire meno, che da sempre ha contraddistinto la sua missione di pace, di giustizia, a sostegno del diritto inalienabile all’esistenza di ciascuno.
L’uomo Gino Strada se ne è andato, una nostalgia ci assale come a voler sussurrarci che i sogni a volte s’infrangono impattando con la realtà che ci circonda, ma questa volta i sogni non s’arrendono, non alzano bandiera bianca, soprattutto non moriranno mai. Ha lasciato in eredità talmente tanta autorevolezza e dignità nel rispetto di se stesso e degli altri da indurre ogni operatore di vita a non avere timore di inseguire i sogni, a non avere paura di camminare a testa alta, perché più che avventurarsi nei domani, occorre imparare a sudare e anche rischiare per ciò in cui si crede.