VARESE, 21 ottobre 2021-di GIANNI BERALDO
Ha scelto il patteggiamento, oggi a Milano, l’ex coordinatore di Forza Italia a Varese Nino Caianiello, tra i principali protagonisti dell’inchiesta denominata ‘Mensa dei Poveri’, che ha visto coinvolti diversi personaggi politici dela provincia di Varese. Una vicenda che suscitó un grande clamore mediatico anche e soprattutto per i personaggi coinvolti.
Patteggiamento che ha consentito a Caianiello di ottenere una pena di 4 anni e 10 mesi, mentre per altri indagati che hanno optato per il rito abbreviato (32 in totale) di ottenere pene che variano tra i 2 e 3 anni, deciso dal Gup Natalia Imarisio.
Gup che ha accolto anche il patteggiamento a 3 anni e mezzo proposto da Alberto Bilardo, ex segretario di FI a Gallarate, nel Varesotto.
Ma ricordiamo brevemente tutta la storia che ha portato a queste prime sentenze.
Stiamo parlando di vari intrallazzi economici e politica, purtroppo connubio ben noto in
Italia, che anche in provincia di Varese e Milano pare funzionasse piuttosto bene grazie a un sistema di presunti tangenti e corruzione messo in atto grazie alla presunta super regia di Caianiello che come “sede operativa” aveva scelto un noto bar del centro di Gallarate dove accoglieva e trattava i vari interlocutori.
Indagine che vede coinvolti pure professionisti e imprese compiacenti per fittizi incarichi di consulenza, conferiti da società a partecipazione pubblica, in cambio della successiva retrocessione agli indagati di parte del corrispettivo incassato a fronte dell’incarico stesso.
Altri personaggi coinvolti nelle indagini, tra cui l’ex parlamentare Lara Comi, si andrá invece a processo con prima udienza fissata a Milano il prossimo 18 novembre.
Con l’ex europarlamentare di FI a processo (in totale 60 imputati) anche l’ex vicecoordinatore lombardo ‘azzurro’ ed ex consigliere comunale milanese, Pietro Tatarella, e il consigliere lombardo e collega di partito, Fabio Altitonante.
Caianiello fin dall’inizio ha iniziato a collaborare con la procura, come sottoline ail suo avvocato difensore Tiberio Massironi che evidenzia come «Per lui si é chiuso un ciclo anche sotto il profilo politico, la sua è stata una scelta consapevole, maturata in carcere con la decisione di collaborare con la procura».