La ‘dittatura della spina’. Entro il 2035 in Europa solo auto elettriche e in Italia 6000 metalmeccanici saranno licenziati. Vi saranno altre conseguenze?

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Relatori del pirmo panel al forum Automotive

MILANO, 26 ottobre 2021-di GIANNI BERALDO-

Futuro ambientale e automotive, connubio apparentemente poco attinente ma che in realtà hanno molti punti in comune da condividere  e su cui riflettere considerato che riguarda tutti noi.

Per capirne di più siamo andati a seguire questa mattina  a Milano il Forum ‘Automotive, la mobilità a quattro ruote guarda avanti’ organizzato presso la sala conferenze dell’Hotel Melià.

Un incontro davvero interessante, tre ore di dibattiti su vari temi (moderato dal giornalista Pierluigi Bonora) dal quale sono emerse tutte le difficoltà ma pure, se vogliamo, pure il fascino ma soprattutto la consapevolezza che da qualche tempo è iniziato l’irreversibile processo di cambio di rotta per quanto riguarda il settore dell’automobile e dei trasporti su gomma più in generale, con l’obiettivo primario di arrivare all’utilizzo standard di auto elettriche o idrogeno, ‘pensionando’ di fatto i mezzi a benzina nell’immediato, mentre più lontano pare l’obiettivo  di eliminare mezzi a gasolio.

Forum che ha visto la partecipazione di amministratori delegati italiani dei principali brand automobilistici a livello mondiale. Incontro suddiviso fondamentalmente in due panel, partendo dal primo intitolato ‘Mobilità e ideologia: la via elettrica di Bruxelles’ sul quale si è particolarmente dibattuto visto che la Commissione europea ha deciso di bloccare le vendite delle vetture a benzina a partire dal 2035.

Sì ma le alternative vi sono? E perchè nessuno parla dei carburanti ‘low carbon’ e della ricerca in questa direzione? Insomma un silenzio assordante che gli ospiti intervenuti hanno cercato di spiegare dall’alto della loro esperienza e prestigiosa posizione.

Infatti a rappresentare il settore dell’Automotive italiano vi erano Andrea Crespi, direttore generale di Hyundai Italia; Michele Crisci, presidente Volvo Car Italia (collegato da remoto); Enrique Enrich, presidente e ad di Italscania; Fabrizio Faltoni, presidente e ad di Ford Italia; Daniele Maver, presidente e ad di Jaguar-Land Rover e Massimo Nalli, presidente Suzuky Italia.

Cosa è emerso durante questa prima parte del forum?

Soprattutto il fatto che prima di arrivare al 2035 bisogna preparare il terreno e non farsi trovare impreparati.Molti i problemi ancora da risolvere, come ad esempio quello dell’energia elettrica che ora sarebbe insufficiente a soddisfare le ricariche. Poi come organizzare i punti di ricarica sia a livello privato che pubblico, in quest’ultimo caso con grandi stazioni fast dedicate che andranno a sostituire le desuete stazioni di benzina. Poi il problema delle batterie e dei costi delle auto ora improponibili per la maggior parte dei possibili acquirenti. Infine quando durerá la fase di transizione tra l’ibrido e l’elettrica? Domande in parte rimaste senza risposte ma una cosa é certa: tutte le persone dovranno fare la loro parte in termini di cura dell’ambiente. Magari partendo proprio dall’auto.

E parlando di futuro ambientale qualche polemica è emersa sulla figura e sul messaggio ambientalista dell’attivista svedese Greta Thunberg («è chiraamente stata strumentalizzata per scopi politici», ha impropriamente sottolineato il moderatore), Thunberg che Nalli difende in parte «Nessuno di noi ha chiesto questa transizione. La stessa Greta ha detto che questa transizione non è gratis, nel nostro caso pagherà il cliente anche quello che non vuole comprare questo tipo di auto visto che il processo è indipendente dalla volontà o scelta popolare. Diciamo che si tratta  di uno scalino tecnologico formidabile anche se il rischio è comunque evidente. Stanno arrivando sul mercato anche marche automobilistiche sconosciute e non vi sono dubbi che la transizione avverrà, questo perchè la richiesta a breve sarà solo quella elettrica. Suzuki in tal senso giocherà un ruolo importante anche perchè l’India, dove noi esportiamo parecchio, ha già dichiarato che entro il 2030 vi saranno solo auto elettriche».

Insomma indietro non si torna ma ci vorrà del tempo. Ad esempio L’AD di Scania in collegamento da Rimini, rileva come <<il diesel per i veicoli industriali sarà ancora il combustile primario visto che l’elettrico per questi veicoli non è ancora stato messo a punto>>.

Fabrizio Faltoni di Ford ( in collegamento) pensa invece al suo brand legato al mercato americano <<La nostra azienda ha deciso di investire sull’elettrico su F550, Mustang e Pickup tutti soprattutto per mercato americano, percorso progressivo ma inesorabile. Nel 2030 produrremo solo auto elettriche e due terzi anche per i veicoli commerciali.  Da due anni a questa parte vendiamo solo auto connesse, primo step verso il cambiamento. Già oggi ad esempio la Ford Cougar Plugin in europa viene utilizzata per il 40% in modalità elettriche. Altro investimento sarà la produzione di batterie dedicate. E’ un mercato in forte crescita ma oggi è solo del 4% del mercato totale,  quindi una strada ancora lunghissima da percorrere sul campo dell’elettrico>>.

Ma come si potrà comportare il consumatore? Altro dilemma che pare non possa trovare soluzioni nel breve periodo. 

Non sarà un ostacolo da poco quello del prezzo, ricordiamo che la tanto citata Norvegia con mercato dell’elettrico del 50% ha un aiuto statale importante come zero iva, ricariche elettriche, autostrada gratis ecc…Eppure nonostante tutto il mercato dell’auto elettriche è arrivato solo a coprire il 50% delle vendite.

Sul tema costi, ricadute sul mondo del lavoro e differenze sociali se ne è parlato con gli ospiti del secondo panel di giornata dall’eloquente titolo ‘Cosa c’è dietro la dittatura dell spina?’

Un tavolo al quale hanno detto la loro Veronica Aneris, direttrice di T&E Italia; Daniele Bandiera, Ad di IP; Roberto Benaglia, Segretario generale Fim-Cisl; Daniele Lucá, Senior vice president GSMSnam; Carlo Mannu, di Bosch; Marco Rollero, Vice presidente Componenti Anfia; Mauro Tedeschini, Fondatore di Vaileletrico.it e Marco Verna, General Manager di Queen Car Torino.

Come sempre molto interesanti tutti gli interventi, in particolare quelli della Aneris sulle

Relatori del secondo panel  presenti oggi a Milano

conseguenze in termini ambientali nell’utilizzare alcune materie prime altamenet inquinanti a discapito di energia alternativa; e quello del Segretario generale Fim -Cisl Benaglia che ricorda come potrebbe andare in sofferenza l’intera e attuale  filiera produttiva nel settore automotive con l’avvento dell’auto elettrica «Siamo consapevoli che siamo in una fase di transizione che deve essere totalmente sostenibile» dice il sindacalista che aggiunge «Vi sono categorie come tornatori e fresatori che dovranno cambiare totalmente la loro attivitá. Abbiamo un’intera filiera produttiva che rischia di sparire al cospetto di una nuova filieraora non prevedibile. Evidenzio che solo i metalmeccanici coinvolti nella filiera sono 270mila di cui almeno 6000 andranno a perdere inevitabilmente il lavoro».

Sul tema riconversione e filiera produttiva interviene pure Rollero « Non si tratta soltanto di riconversione dei lavori visto che anche l’indotto si trova in difficoltá. Vorrei far notare la distonia tra quello che vuole il mercato e l’attuale sviluppo teconologico dell’automotive». Infine la valenza sociale di quello che sta accadendo «Il mercato sta creando uan sorta di distacco sociale tra chia ha la possibilitá di acquistare un’auto elettrica e chi invece si vede costretto per motivi economici a continuare a utilizzare la vecchia auto a benzina», dice anora Rollero.

Insomma come emerge da questo incontro i problemi da affrontare sono molti e diversificati. E non soltanto di tipo tecnologico e ambientale ma pure  con ricadute non indifferenti in termini sociali.

direttore@varese7press.it