Vincenzo Nisi confermato segretario generale Fai Cisl dei Laghi

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Vincenzo Nisi

VARESE, 16 novembre 2021-Il Congresso della Fai Cisl dei Laghi (la Federazione agricola alimentare, ambientale e industriale italiana), tenutosi al Castello di Casiglio di Erba lunedì 15 novembre ha confermato segretario generale Vincenzo Nisi. A completare la segreteria Emanuela Cetrangolo e Attilio Salvalaggio.

Settore in buona salute.«Il settore alimentare non si è fermato durante il lockdowd- commenta Vincenzo Nisi – essendo parte di quelle categorie considerate indispensabili.Alcune aziende hanno dovuto addirittura prevedere degli straordinari, per questo non abbiamo sofferto la crisi, ma guadagnato importanti posizioni, a livello nazionale, sul fonte dell’export. E grazie all’ottimo lavoro svolto dalle Rsu a tutela della salute dei lavoratori, in nessuna azienda dei territori di Como e Varese si sono registrati casi di Covid».

L’azione del sindacato.«In pieno lockdown abbiamo rinnovato un ottimo contratto nazionale, sia nei contenuti che negli aspetti economici,e non senza fatica siamo riusciti a rinnovare buona parte dei contratti provinciali. Non è stato semplice e ciò ha richiesto, in alcuni casi, anche l’organizzazione di presidi davanti alle Prefetture, con molti prefetti che si sono rivelati sensibili alle nostre rivendicazioni. Tra i temi che ci stanno molto a cuore e sui quali continueremo a vigilare c’è senza dubbio il caporalato, fenomeno da cui al momento i nostri territori sono immuni, ma rispetto al quale è essenziale non abbassare la guardia».

Prospettive. «Mentiremmo a noi stessi se non ammettessimo che dentro un quadro di

Da sinistra Massimiliano Albanese , Raffaella Buonaguro, Vincenzo Nisi, Emanuela Cetrangolo e Attilio Salvalaggio

generale positività per il settore non ci siano stati comparti che hanno sofferto più di altri, mi riferisco in particolare al mercato tradizionale hreca, che ha patito la chiusura degli alberghi e dei ristoranti, il che ha messo in seria difficoltà alcune aziende. Ad ogni modo gli scenari che si prospettano per il settore sono complessivamente buoni. Lo conferma il fatto che tutte le aziende alimentari che io conosco stanno cercando profili professionali importanti. E questo lo dobbiamo al peso dato alla formazione dal nuovo contratto nazionale. A tal proposito fa scuola, a livello nazionale, l’accordo che abbiamo raggiunto a Como, con l’Università dell’Insubria per la formazione di addetti con professionalità elevate. Oggi in Italia abbiamo ottime scuole, sul piano teorico, ma in difetto a livello pratico. Le aziende si sono evolute ad un ritmo così sostenuto che le scuole sono rimaste indietro, e non riescono a preparare adeguatamente i propri allievi. Siamo stanchi di avere bravissimi meccanici, che però quando entrano in azienda vedono i robot per la prima volta. Ecco perché sosteniamo con forza la necessità di percorsi di formazione continua, che incrocino scuola e lavoro. È stato calcolato che nei prossimi dieci anni dal settore agroalimentare italiano usciranno circa 20 mila profili che avranno raggiunto l’età della pensione. Da qui l’apertura di spazi che richiederanno sempre di più qualifiche e professionalità specifiche».

La mission del sindacato. «È su questo piano che si colloca la mission del sindacato, sia a livello nazionale che locale per i prossimi anni: formare i giovani di oggi a ciò che servirà domani. A questo scopo contiamo di riuscire ad incrociare domanda e offerta di lavoro all’interno degli enti bilaterali, osservatori privilegiati per cogliere bisogni e professionalità. È poi puntiamo a riportare il sindacato nelle aziende, riallacciando rapporti che le limitazioni della pandemia hanno sfilacciato, per far capire che il sindacato non è un antagonista, ma un partner, all’interno di un sistema che tuteli sia l’impresa che i lavoratori. Così come torneremo nelle scuole, per spiegare ai giovani chi siamo e che cosa facciamo».