VARESE, 20 novembre 2021-La campagna vaccinale ha raggiunto con almeno una dose circa l’87% della popolazione italiana sopra i 12 anni. Questo enorme sforzo sta giocando un ruolo fondamentale nel contenere la diffusione del coronavirus, riducendo i ricoveri in ospedale e nelle rianimazioni. E soprattutto ha ottenuto l’effetto di ridurre i decessi dovuti alle forme più severe, che interessano ormai solamente i soggetti non vaccinati, gli anziani che hanno completato il ciclo vaccinale da oltre 6 mesi e i portatori di gravi patologie invalidanti. Tutt’altro scenario se lo confrontiamo con l’anno 2020.
Sul fronte delle conoscenze scientifiche, occorre essere consapevoli che si tratta di materia in costante evoluzione, poiché la “storia della malattia” prende forma giorno dopo giorno, sulla base di dati che emergono da casistiche sempre più numerose e affidabili.
Tra le evidenze che ora si stanno consolidando, vi sono quelle riguardanti la durata della protezione, a meno di un anno dall’inizio della campagna vaccinale. Come riporta l’autorevolissima rivista internazionale Science, la protezione da parte del vaccino a distanza
di 6 mesi dall’inoculazione comincia a calare, potendo lasciare meno protetti i soggetti più fragili. Per questo occorre ricorrere alla somministrazione di una terza dose per tutti.
In effetti assistiamo ad una sensibile ondata di crescita del numero di nuovi positivi nella nostra provincia nelle ultime settimane e negli ultimi giorni e vorremmo evitare di dover nuovamente assistere alla riduzione di attività assistenziali che rispondono a esigenze specifiche di salute della popolazione per poter accogliere un crescente numero di pazienti con COVID-19.
E’ un andamento che deve indurre tutti ad atteggiamenti e comportamenti sani e consapevoli. Accanto alle misure promosse a livello nazionale e regionale è infatti molto importante che non vengano trascurati alcuni principi e alcune pratiche che abbiamo imparato a conoscere nei mesi trascorsi. Non dobbiamo pensare infatti che il vaccino sia l’unica arma che abbiamo a disposizione. Anzi, è decisamente importante che a questa misura di protezione della popolazione si accompagnino comportamenti corretti da parte dei singoli.
E‘ il messaggio che rivolgono insieme ai cittadini, il sindaco Davide Galimberti, nella sua veste di responsabile delle condizioni di salute della popolazione del suo territorio, e il prof. Paolo Grossi dell’Università dell’Insubria, Direttore di Malattie infettive e tropicali dell’Asst Sette laghi e autorevole membro dei Comitati tecnici e scientifici regionali e nazionali che si occupano della pandemia.
Prima di tutto occorre estendere il più possibile la quota di soggetti vaccinati, superando, sulla base delle conoscenze adesso consolidate, preoccupazioni o opposizioni ideologiche. Ma, sottolineano ancora una volta, il solo vaccino, per quanto efficace nel prevenire la malattia grave, non da garanzia assoluta di prevenire l’infezione e pertanto non deve indurre a comportamenti imprudenti. Occorre mantenere quelle elementari misure di protezione che hanno contribuito a salvare tante vite. I soggetti vaccinati e – a maggior ragione – i non vaccinati, alla luce della circolazione di un virus così insidioso e altamente diffusivo come la variante delta, devono continuare ad adottare tre fondamentali misure:
- indossare la mascherina nei luoghi chiusi o affollati;
- lavare frequentemente le mani, con acqua e sapone o soluzioni disinfettanti;
- mantenere il più possibile il distanziamento nei luoghi affollati o al di fuori del proprio nucleo di conviventi abituali.
Tre misure strategiche, ma alla portata di tutti.