Sondaggio Sole 24ore: Forza Italia recupera su M5S. Il Pd primo partito. Piace il Governo Draghi

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Mario Draghi dal presidente Mattarella

VARESE, 23 novembre 2021-Ci sono novità e conferme nel sondaggio Winpoll-Sole24Ore, il primo dopo le elezioni amministrative di ottobre.

Le novità riguardano Forza Italia e M5s. Da mesi entrambi i partiti erano inchiodati alle stesse percentuali in fatto di intenzioni di voto. Il partito di Berlusconi oscillava tra il 7 e l’8% mentre quello di Conte stava tra il 15 e il 16%. Oggi il primo viene stimato sopra il 10 %, il secondo all’ 11%.  Un sondaggio non fa una certezza. E questo che pubblichiamo oggi potrebbe sovrastimare Forza Italia e sottostimare il M5S, ma ci sono buone ragioni per spiegare la crescita di Forza Italia e la decrescita del Movimento.

  Nel primo caso non si può prescindere dal ruolo di Berlusconi. Il Cavaliere è ridisceso in campo dopo mesi di assenza. Il ‘patto di Villa Grande’, per quanto stilato

Silvio Berlusconi leader di FI

frettolosamente, lo ha rilegittimato come componente imprescindibile della coalizione di centrodestra. L’aver convinto Salvini e Meloni ad accettarlo come candidato unico del centrodestra al Quirinale gli ha ridato una visibilità e un ruolo che da tempo non aveva. Se a questo si aggiunge la buona performance di Forza Italia alle ultime amministrative e le difficoltà dei suoi alleati non ci si deve meravigliare che una quota di elettori che lo aveva abbandonato sia tornata all’ovile.

 Nel caso del M5s è esattamente l’opposto. Conte annaspa. Da mesi il suo partito è in cerca di una identità e di una strategia. E’ in una sorta di limbo. Il vecchio Movimento è morto ma il nuovo non è ancora nato. Le amministrative sono andate molto male e non sono servite ad accelerare la definizione di un nuovo profilo e di una nuova classe dirigente. Il risultato è una continua erosione dei consensi. Si vedrà in futuro con altri sondaggi se l’11% rappresenta una flessione temporanea o un ulteriore smottamento della sua vecchia base elettorale.

 Quanto ai tre partiti maggiori la nostra stima delle intenzioni di voto li mette più o meno tutti sullo stesso piano.  Le differenze tra loro sono comprese all’interno del margine di errore statistico. Il Pd risulta oggi essere il primo partito ma il centrodestra è la prima coalizione. Infatti la coalizione formata da Fi, Lega e Fdi gode di un discreto vantaggio rispetto alla coalizione di centrosinistra formata da Sinistra, Pd, M5s e Verdi : 49,5% a 43,4% . Fuori dai due schieramenti maggiori resta un 7% di elettori refrattari allo schema bipolare. Abbiamo deliberatamente voluto fare la domanda sulle coalizioni per capire meglio i rapporti di forza tra i due probabili schieramenti alle prossime elezioni invece di limitarci alla somma dei voti di lista. Nella coalizione di centrosinistra non abbiamo incluso né i partiti di estrema sinistra né quelli di centro (compreso Italia Viva). Nonostante la strategia di Letta sia quella di allargare il campo indistintamente a tutte le formazioni che fanno parte dello schieramento progressista le probabilità che riesca in questa impresa non sono alte. I nostri dati non dicono cosa succederebbe se ci riuscisse, ma dicono che se non ci riuscisse  il gap con il centrodestra sarebbe troppo ampio per sperare di vincere.

Enrico Letta segretario del Pd

 Ma se invece riuscisse a sommare, non solo al vertice ma anche a livello elettorale, tutte le componenti del suo campo, pescando nel 7% non schierato,  il discorso cambierebbe. In fondo, è vero che L’Italia è divisa politicamente a metà, ma è anche vero che la metà di centrodestra, nonostante le diverse linee politiche dei suoi membri, è meno frammentata e più aggregabile a livello elettorale della metà di centrosinistra.  Il ‘ campo largo’ di Letta è una ammucchiata di formazioni troppo numerose e troppo eterogenee per poter essere aggregabili con l’attuale sistema elettorale.  Prodi riuscì nelle elezioni del 2006 a mettere insieme sotto l’ ombrello della Unione ben 14 liste ma il sistema elettorale era un proporzionale con premio di maggioranza. Oggi ci sono i collegi uninominali. E questo fa una bella differenza.  Questa volta in peggio per il centrosinistra.

 Concludiamo su Draghi. Su questo tema non ci sono novità ma solo conferme. Agli italiani continua a piacere come sta guidando il paese. E’ un consenso trasversale. Nel complesso il 76%  giudica molto o abbastanza positivamente la sua gestione della pandemia. Disaggregando il dato in base alle intenzioni di voto si vede come in nessun partito il giudizio positivo è inferiore alla maggioranza degli intervistati. I valori più alti si trovano tra i sostenitori di Pd, M5s e Forza Italia ma anche nel caso del partito della Meloni il 64% si esprime a favore. Sulla gestione della economia il quadro è più sfumato ma comunque positivo. La netta impressione al momento è che se Draghi restasse al suo posto ancora a lungo agli italiani non dispiacerebbe. Ma è solo una impressione. (Commento del Prof. D’Alimonte)