I vaccini anti Covid in Italia hanno evitato 22mila decessi e 79mila ricoveri nei primi nove mesi

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VARESE, 26 novembre 2021-Grazie ai vaccini anti Covid nei primi nove mesi della campagna sono stati evitati in Italia 22mila decessi che salgono a 35mila se si considera il periodo più lungo fino a novembre.

In ogni caso un bilancio nettamente favorevole che sancisce ulteriormente l’importanza della vaccinazione e l’efficacia dei vaccini soprattutto per evitare la malattia grave e la morte.

I dati provengono da due nuovi studi: uno internazionale guidato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) in collaborazione con il Centro Europeo per la Prevenzione ed in controllo delle malattie (ECDC) e uno studio italiano dell’Iss, entrambi pubblicati oggi dalla rivista Eurosurveillance.

Secondo lo studio internazionale a livello dei 33 paesi europei presi in considerazione la

stima delle morti evitate è di almeno 470mila calcolate tra le persone di età pari o superiore a 60 anni e per quanto riguarda l’Italia la stima è di 35.488 vite salvate.

“Il COVID-19 ha provocato un bilancio devastante delle vittime nella nostra regione, ma ora possiamo affermare categoricamente che senza i vaccini COVID-19 come strumento per contenere questa pandemia, molti di più persone sarebbero morte”, afferma Hans Henri P. Kluge, direttore regionale dell’OMS per l’Europa che rileva come “i vaccini COVID-19 sono una meraviglia della scienza moderna e ciò che questa ricerca mostra è che stanno facendo ciò che hanno promesso, ovvero salvare delle vite, offrendo una protezione molto elevata contro malattie gravi e la morte. In alcuni paesi, il bilancio delle vittime sarebbe stato il doppio di quello attuale senza i vaccini. È quindi di fondamentale importanza che tutti gli Stati membri della regione europea raggiungano quanto prima un’elevata copertura per le persone appartenenti ai gruppi a rischio. I paesi con tassi di vaccinazione inferiori devono continuare a dare la priorità a coloro che sono a più alto rischio e proteggere i gruppi vulnerabili il più rapidamente possibile”.

“Ma i vaccini devono essere accompagnati da una serie di misure preventive per mantenere bassi i livelli di trasmissione e mantenere aperta la società”, ricorda Kluge.

Da dicembre 2019 sono stati registrati oltre 1,5 milioni di decessi confermati SARS-CoV-2 nei paesi della regione europea dell’OMS, con il 90,2% in quelli di età pari o superiore a 60 anni. Il rapido sviluppo e la somministrazione dei vaccini COVID-19 ha fornito la protezione tanto necessaria da malattie gravi e morte per milioni dei più vulnerabili, ma la velocità e l’estensione del lancio di questi vaccini nei paesi della regione europea dell’OMS è iniqua.

Lo studio OMS rileva come la vaccinazione abbia evitato il 51% delle morti attese nella regione Europea tra i soggetti di età maggiore di 60 anni nei primi 11 mesi di campagna vaccinale. Un numero minore di decessi evitati si rileva in Paesi come Romania, Moldavia e Ucraina in cui la copertura vaccinale è stata più bassa.

Questo valore è in linea con i risultati dello studio Iss che, anche considerando una popolazione più ampia (soggetti di età maggiore di 12 anni) e criteri più conservativi di efficacia afferma che nei primi nove mesi i vaccini anti Covid hanno evitato oltre 22mila decessi fino a settembre (contro i 35mila stimati dall’Oms fino a novembre).

Lo studio, spiega lo stesso Iss in una nota, mostra inoltre come siano stati evitati in Italia 445mila casi, 79mila ricoveri e quasi 10mila ammissioni nelle terapie intensive, con un effetto più pronunciato a luglio e agosto, quando si è raggiunta una copertura superiore al 60% nelle fasce sopra i 20 anni.

Delle 22mila morti evitate il 71% è negli over 80, la prima fascia di età a raggiungere alte coperture oltre a quella a maggior rischio di morte per Covid, il 18% nella fascia 70-79, l’8% nella 60-79 e il 2% negli under 60, gli ultimi ad essere vaccinati. Senza i vaccini il tasso di ricoveri ordinari atteso sarebbe stato di 1592 ogni 100mila abitanti negli over 80, 871 per la fascia 70-79, 595 per i 60-79 e 214 per gli under 60, mentre quelli osservati sono stati rispettivamente 886, 618, 421 e 163.

“Questi studi sono importanti perché rilevano come le persone vaccinate abbiano un rischio molto più basso di avere conseguenze gravi dall’infezione – afferma il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro -. Malgrado ormai non ci siano dubbi sull’importanza di questo strumento, insieme agli altri di cui disponiamo come il distanziamento e le mascherine, ancora milioni di persone non sono protette. L’invito è quindi di iniziare l’iter per chi ancora non l’ha fatto, e di proteggersi con il richiamo, soprattutto se si fa parte delle categorie più fragili, le prime a cui è stata offerta questa possibilità”.

Metodologia: sia lo studio Oms che quello Iss hanno stimato una percentuale di decessi evitati rispetto al totale poco inferiore al 40%. In entrambi i lavori è stata utilizzata un’equazione sviluppata per i vaccini antinfluenzali ma già applicata in altri paesi per studi relativi a SARS-CoV-2 utilizzando i dati della Sorveglianza Integrata e del Portale Nazionale delle Vaccinazioni del ministero della Salute.

L’analisi esamina solo gli effetti diretti delle vaccinazioni, e non quelli indiretti dovuti ad esempio alla riduzione della circolazione del virus, e quindi potrebbe sottostimare la riduzione.

Lo studio italiano analizza le infezioni notificate settimanalmente fra Gennaio e Settembre che hanno avuto come esito l’ospedalizzazione, il ricoveri in terapia intensiva e/o il decesso entro 30 giorni dall’infezione stessa, mentre lo studio europeo, al fine di confrontare i dati provenienti da diversi Paesi, si basa sul numero di decessi settimanali notificati fino a novembre 2021.

Inoltre i due studi fanno riferimento a popolazioni diverse (solo ultrasessantenni nello studio OMS e tutta la popolazione di età maggiore a 12 anni nello studio ISS e a definizioni leggermente diversa di vaccinato completo e di efficacia vaccinale, in quanto nell’articolo OMS si confrontano Paesi che hanno utilizzato vaccini diversi (per tipologia e proporzione) rispetto a quelli utilizzati nel nostro paese la cui efficacia è documentata con lo stesso approccio proposto nel bollettino settimanale dell’Iss distinguendo fra mesi in cui era dominante la variante alfa e mesi in cui era dominante la variante delta.(fonte quotidianosanita.it)