MILANO, 12 gennaio 2022 – Sospiro di sollievo per le risorse idriche lombarde. Con la sentenza 29299/2021 la Corte di Cassazione ha confermato la validità degli atti assunti dalla Regione Lombardia per quanto riguarda il Deflusso Minimo Vitale nei corsi d’acqua di Valtellina e Valchiavenna, respingendo il ricorso avanzato da A2A S.p.a. e creando un importante precedente.
La Regione Lombardia nel 2016, dopo sei anni di studi sperimentali sul Deflusso Minimo Vitale (DMV), aveva quantificato in maniera puntuale il livello minimo di portata per tutelare fiumi e torrenti presenti in queste valli. Lo studio, suddiviso in due trienni anche con il concorso scientifico di tecnici esperti, aveva portato alla definizione di linee guida e criteri rigorosi per la determinazione del DMV rispetto a quelli in essere prima del 2009, prevedendo che in alcune specifiche prese il rilascio idrico fosse di un quantitativo inferiore al 10%, valore previsto dalla legge, mentre in altre, per prevenire il deterioramento dei corsi d’acqua, fosse rilasciato un quantitativo d’acqua maggiore corrispondente al valore idrologico previsto da PTUA e fossero applicati i fattori correttivi eventualmente previsti. A2A S.p.A. si era opposta a tali valori di rilascio presentando al Tribunale Superiore delle Acque un ricorso amministrativo per chiedere l’annullamento delle due determine, ritenendo i DMV imposti troppo severi. Il tribunale, però, aveva respinto il ricorso e validato l’operato della Regione con la sentenza n. 32/2020.
«Con la sentenza della Cassazione arriva un’ulteriore conferma della necessità di salvaguardare il delicato equilibrio delle risorse idriche delle valli anche con regolamenti più rigidi, perché la crisi climatica, le forti pressioni antropiche con tanti e diffusi prelievi, unitamente all’inquinamento delle acque, stanno mettendo sempre più a rischio i corpi idrici del nostro territorio – sottolinea Lorenza Tam, presidente di Legambiente Valchiavenna –. La decisione della Corte ha anche richiamato l’importante principio secondo il quale ogni tratto di un corpo idrico necessita di uno specifico Deflusso Minimo Vitale, che ha dunque un carattere dinamico, da attribuire considerando il contesto naturale in cui fiumi e torrenti sono inseriti».
Questo importante risultato deve essere ora consolidato nella fase di transizione dal Deflusso Minimo Vitale al Deflusso Ecologico (D.E.). Entro gennaio 2022, infatti, tutte le Regioni, compresa la Lombardia, devono definire come deve essere determinato un rilascio che, per disposizione dell’Unione Europea, non dovrà più fondarsi sul concetto di “minimo” ma risultare “idoneo” al perseguimento degli obiettivi di qualità fluviale.
«Si tratta di una fase molto delicata e va scongiurato il rischio, a fronte delle forti pressioni esercitate dai derivatori idroelettrici ed irrigui, che si facciano passi indietro, come è avvenuto per esempio in Piemonte – dichiara Lorenzo Baio, vicedirettore di Legambiente Lombardia e responsabile Settore Acqua –. Confidiamo che la Regione Lombardia sia più saggia e prevalga un approccio scientifico, fondato sulla cautela. L’idroelettrico è di rilevanza strategica per la transizione energetica della Lombardia. È il momento di mettere in campo grandi investimenti che, però, non devono puntare ad aumentare lo sfruttamento di risorse idriche già fortemente compromesse, ma a rivedere ed aggiornare i grandi sistemi impiantistici, rendendo più performante il parco impiantistico e realizzando interventi straordinari per la manutenzione di dighe, serbatoi e condotte, con attenzione prioritaria alla sicurezza».