VARESE, 13 febbraio 2022-È paradossale che Trenord, azienda di trasporto in mano a una regione guidata dalla Lega Nord, sia “preoccupata” per la cessazione dello stato di emergenza, che dovrebbe terminare il 31 marzo. Anziché rallegrarsene per poter riprendere in pieno l’attività di trasporto per i pendolari lombardi e dare così il proprio contributo al ritorno della normalità, Trenord è preoccupata perché teme che saltino i sostegni economici previsti per far fronte all’emergenza Covid.
Si tratta dell’ennesima dimostrazione che le aziende monopoliste al riparo dalla
concorrenza e inefficienti, come Trenord, preferiscono perdere passeggeri ma avere i ristori dallo Stato piuttosto che guadagnare producendo un buon servizio e riducendo i costi (che nel caso dell’azienda lombarda sono di 20 euro per km percorso, contro i 12 della media nazionale).
L’allarme lanciato da Trenord durante la recente audizione in Regione, dove i vertici dell’azienda hanno affermato che prevedono 90 milioni di euro di ricavi in meno rispetto al 2020, ha il solo scopo di ricevere più risorse governative vista l’inefficienza aziendale.
Nel periodo pandemico, l’azienda ha mostrato grossi scompensi operativi, che peraltro sono gli stessi che l’hanno caratterizzata negli 11 anni della sua storia, solo accentuati: scarsa puntualità, soppressioni di corse, scioperi (media record di uno al mese) comfort inesistente, stazioni abbandonate di questi ultimi 10 anni di nascita dell’azienda.
Ferrovie nord Milano (FNM), la capogruppo controllata dalla regione Lombardia, oltre che gestire Trenord nel 2020 ha speso 519 milioni (Regione, approvato bilancio. Le Nord entrano in Serravalle) per assicurarsi il controllo e tentare l’impossibile rilancio della costosa scatola vuota di Pedemontana lombarda, ferma da 10 anni e oramai divenuta una palla al piede per i cittadini e una minaccia all’ambiente della Brianza.
In questa fase di crisi energetica, anziché chiedere soldi allo Stato, Trenord dovrebbe chiederli al suo azionista FNM, che invece preferisce spenderli per la Pedemontana. Non basta giustificare la riduzione dei passeggeri trasportati con il Covid e lo smart working i pendolari preferiscono l’automobile vista l’inaffidabilità dei treni.
È questo il momento di fare scelte concrete per la transizione ecologica, abbandonando Pedemontana alla sua sorte e rilanciando il trasporto ferroviario lombardo, sempre più in crisi a causa della sua inefficiente gestione e dell’errata strategia “multimodale” ferrovia-strada, priva di logica e di funzionalità.
Dario Balotta
Europa Verde