Tre importanti opere donate ai Musei Civici di Varese

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Tavernari e l'Autunno

VARESE, 21 febbraio 2022-Tre importanti donazioni di opere e documenti vanno ad arricchire il patrimonio dei Musei Civici di Varese.

Si tratta di un trittico a tecnica mista di Luca Lischetti donato da Marta, Anna Chiara, Giacomo, Maria e Veronica Campiotti.

L’opera del 1973, di grandi dimensioni, si trovava dietro alla scrivania del padre Luigi nello studio di avvocato e rappresenta diverse figure umane barbute in un contesto di interni contrassegnato da toni bruni e cupi. Il titolo è “Comunque…”ma dai figli dell’avvocato è stata soprannominata “I giudici”, titolo quanto mai calzante in quanto il giudice è figura iconica e ricorrente nella pittura di Lischetti.

Il dipinto documenta un mondo complesso e complicato, fatto di figure grottesche che si muovono su un palcoscenico dalle prospettive multiple e una restituzione emozionale allo spettatore ambigua e a tratti inquietante.

Luca Lischetti, lavenese, concentra il suo lavoro sulla figura umana, distorcendo la realtà, presenta personaggi che sono figure grottesche e, al tempo stesso, ironiche.

Altre opere dell’artista, Re buffone ed Elogio del rosso sono presenti ai musei.

La donazione di opere di Vittorio Tavernari da parte dei Carla e Giovanni si compone di opere che vengono lasciate al Comune di Varese “al fine di arricchirne il patrimonio artistico ed elevarne il prestigio, in ricordo del padre e per destinarle alla pubblica fruizione”.

Quattro sculture tra quelle donate (Dormiente, Toroso di Cristo, Torso femminile e Gioco di bimbi) erano già state concesse in comodato dagli eredi e da molti anni sono in dialogo con gli affreschi della Musica al Castello di Masnago.

Nuove invece sono il ciclo delle “Quattro stagioni”, opere in legno intagliato e dipinto.

Vittorio Tavernari (Milano 1919 -Varese 1987) è uno scultore e pittore di fama internazionale. Il suo interesse è lagato alla figura umana che riproduce con i materiali e le tecniche più disparate: dalla pittura al disegno all’incisione alla lavorazione di gesso, cera, legno e pietra. Protagonista del dibattito artistico lombardo, nel 1945 fu tra i fondatori della rivista d’arte «Numero», e l’anno successivo fu tra i firmatari del Manifesto del realismo, conosciuto come Oltre Guernica. Realizza una Personale alla Biennale di Venezia nel ’64. Le sue sculture sono presenti in importanti musei in Italia (Milano, Bologna, Roma, Palermo, Matera, Città del Vaticano) e all’estero, da San Paolo a New York.

Molto importante infine la donazione dell’archivio di Amilcare Marcobi da parte dei figli Wanna e Gualtiero per il collegamento dei beni con il comodato della Fondazione Pellin.

Amilcare Marcobi, detto Nino, fu confidente, amico e segretario di Renato Guttuso e raccolse alcune opere d’arte realizzate dal maestro, ma soprattutto un archivio di documenti e fotografie fondamentali per ricostruire l’ideazione e la realizzazione di alcuni capolavori come La Vucciria, Van Gogh porta l’orecchio tagliato al bordello di Arles o Spes contra Spem, opera nella quale Guttuso ritrasse lo stesso Marcobi, già raffigurato nei Giocatori di scopone del 1981.