Caro carburante, CNA Lombardia: “Imprese lombarde a rischio stop.

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VARESE, 11 marzo 2022-Da alcuni giorni si leva sempre più forte il lamento delle piccole e medie imprese e dell’artigianato lombarde per i rincari delle materie prime e dell’energia. Non ancora consolidata la ripresa post-pandemica, l’Europa è stata investita dal conflitto Russia-Ucraina, con guerra praticamente sul suolo europeo. A segnare plasticamente in queste settimane la tempesta perfetta in cui si trova avvolta l’Europa è tuttavia il costo dei carburanti, sia diesel sia benzina.

“Sono ormai diverse le imprese di trasporto che preferiscono fermare l’attività per il livello ormai insostenibile del costo dei carburanti, in ogni caso non riconosciuto da una committenza a sua volta in strutturale difficoltà: è un circolo vizioso davvero drammatico” precisa il Presidente di CNA Lombardia, Giovanni Bozzini, che precisa

Giovanni Bozzini

inoltre che “siamo consapevoli di come questa situazione sia figlia di un contesto geopolitico globale assolutamente straordinario nella drammatica torsione militare delle ultime settimane.”

A prevalere tra le piccole imprese e tra gli artigiani lombardi, in primis tra i trasportatori di merci e persone, è l’idea che sia necessario un tempestivo ed energico intervento del Governo.

“Non possiamo ignorare” conclude il Presidente regionale CNA “che sul costo dei carburanti gravi una componente fiscale rilevante nella quale sono incorporati lasciti storici che avrebbero dovuto avere una utilità una tantum e che invece si sono rivelate tasse permanenti sulle tasche di cittadini ed imprese.”

CNA Lombardia rilancia in questo senso e sposa totalmente l’appello lanciato da FITA CNA e dal suo Presidente, Patrizio Ricci, per interventi del governo tempestivi ed adeguati a fronte di un aumento del 50/60% del costo dei carburanti in 2 mesi.

CNA Lombardia ritiene in particolare di grande utilità la proposta, avanzata da FITA CNA, di un provvedimento del Governo per il riconoscimento ad hoc in fattura del costo del gasolio. Il rischio è quello di fermare il Paese, letteralmente, sul terreno delle merci e delle persone.