VARESE, 21 marzo 2022-Putin ama lo stadio di Luzhniki. Gli ricorderà i mondiali del 2018, forse l’apogeo della sua stagione. Ci va spesso, per i suoi eventi più importanti, come in questo caso: l’anniversario dell’annessione della Crimea.
Ed è un’occasione per lanciare messaggi Urbi et Orbi. Migliaia di persone hanno preso parte all’acclamazione del capo (quasi 200mila, stando a Ria Novosti). La tecnica, sempre la stessa: studenti ignari di cosa si stesse parlando, dipendenti dei conglomerati statali, 500 rubli di rimborso per gli altri.
Insomma, non una folla genuinamente adorante. Mi domando se Putin ne sia consapevole. Forse sì, forse no. Credere alla propria propaganda è il destino di ogni despota. La frase chiave: nel Donbass stava avvenendo un genocidio, con l’operazione militare speciale (guai a chiamarla guerra) lo abbiamo evitato. Balla colossale ma buona da spacciare nei tg e perfetta per il fronte interno, la Russia buona. Ma anche trollaggio nei confronti dell’Occidente, che sul termine degli anni ‘90, con Tony Blair, l’intervento umanitario lo ha teorizzato, guerra per porre fine ad altri orrori. Non sempre è andata bene, va riconosciuto. Lo zar dunque usa lo specchio riflesso: lo avete fatto voi, lo posso fare anche io. Peccato che l’invasione dell’Ucraina sia volontà di potenza bella e buona, operazione primo-novecentesca. Per questo ci colpisce tanto.
A Luzhniki tutto segue una sceneggiatura ben concepita, ma che la macchina non sia più guidata dalle menti sopraffine del primo putinismo lo si vede dai dettagli: la diretta sulle tv di stato che si interrompe (problemi tecnici, dirà poi il Cremlino), ma soprattutto il parka da 14mila dollari di Loro Piana indossato da Putin. Con le sanzioni Ue al lusso, gli oligarchi sotto schiaffo, l’inflazione alle stelle e la recessione in arrivo, lo zar sfoggia uno sfarzo (con understatement, concediamolo) che sa di marchese del Grillo.
Sui social è già meme. Ma il web in Russia inizia ad essere pesantemente limitato, ho i miei dubbi che questo dettaglio posso avere grande diffusione. E in fondo poco aggiunge, dato che ormai tutti i russi sanno che Putin è straricco e ha il palazzo da sultano sul mar nero.
Si procede così, bugia dopo bugia, finché ce n’è.
Mattia Bagnoli, autore di “Modello Putin“