Intervista a Rosy Bindi a Varese per convegno su mafia e legalità: “La mafia si è sempre approfittata dell’economia di guerra e delle corse al riarmo”

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Rosy Bindi oggi a Varese

VARESE, 28 aprile 2022-di GIANNI BERALDO-

Una bella mattinata quella odierna, non solo per il gradevole clima primaverile, ma soprattutto a livello sociale. Stiamo infatti parlando dell’incontro dedicato alla cultura della legalità e lotta alla mafia a 30 anni dalle stragi di mafia di Capaci e via D’Amelio, organizzato da Spi Cgil Varese alla sala convegni dell’Istituto De Filippi, stracolma di studenti del Liceo Ferraris di Varese.

Ospite d’eccezione l’ex ministra Rosy Bindi, lei che della legalità così come pure del

Rosy Bindi con Stefania Filetti, segretaria generale Cgil Varese

diritto alla Salute per ogni cittadino, ne ha fatto suoi baluardi politici durante la sua lunga attività politica. Bindi che recentemente ha compiuto 70 anni ma che nell’attuale scena politica italiana non sfigurerebbe affatto se occupasse ancora un ruolo di rilievo.

Anni duranti i quali, oltre a quello di ministro, ha ricoperto incarichi importanti portando in dote la stima di tutti: dagli stessi suoi colleghi a, quello che più conta, la fiducia (nelle sue idee e proposte) da parte della gente.

Prima dell’incontro abbiamo avuto modo di intervistarla parlando di mafia, legalità ma pure della corsa agli armamenti da parte di tutti i paesi europei derivante dall’attuale crisi internazionale con la guerra in corso tra Russia e Ucraina.

Presidente Bindi, la mafia negli anni ha cambiato il suo modo di operare con il rischio concreto che si possa insediare nei gangli vitali della società e gli incontri con i giovani come quello odierno serve a mantenere alta la soglia di attenzione. Che ne pensa?

Innanzitutto penso che sia utile ricordare come il 1992 sia stato uno degli anni più drammatici nella storia della Repubblica italiana. In quelle stragi di mafia hanno perso la vita, oltre Falcone e Borsellino, anche la moglie di Falcone oltre agli uomini e donne delle scorta, che hanno sacrificato le loro vite per la custodia della loro sicurezza. Non possiamo dimenticare il loro sacrificio. Ma soprattutto non possiamo lavare le nostre coscienze con le celebrazioni. Quella mafia noi l’abbiamo sconfitta perchè quelle stragi hanno sollevato una grande reazione da parte delle istituzioni, da parte del Governo, Parlamento, magistratura, Forze di polizia e grande sdegno con forte reazioni delle coscienze civili, con la nascita dell’associazione Libera

Da quel momento in Italia le cose iniziano a cambiare 

E’ così. L’Italia a quel punto prende consapevolezza della presenza della mafia e della sua pericolosità. Oggi però dobbiamo sapere che le mafie sono ancora tra noi, in particolare è cresciuta molto l’Ndrangheta insediatasi oramai in ogni parte del mondo, Lombardia compresa che risulta essere la terza Regione con il maggior insediamento mafioso.

Pare che oggi la mafia abbia cambiato anche il modo di agire ‘sul campo’

In effetti oggi la mafia uccide meno, un tempo la sua caratteristica principale. Allora dobbiamo chiederci perchè uccide meno? Probabilmente perchè trova più collaborazione. Paradossalmente le vittime della mafia spesso sono i ‘loro complici’, siano essi politici o funzionari della pubblica amministrazione, professionisti o imprenditori, vi è da parte loro una sorta di disponibilità ad accettare compromessi con le organizzazioni mafiose per vincere appalti, per ottenere favori, per ottenere denaro ecc…Non dimentichiamo che l’Ndrangheta è la mafia più ricca e potente del mondo che ha il monopolio della droga, in particolare cocaina, riversando quantità enorme di denaro nell’economia legale del nostro Paese, ‘drogando” di fatto la libertà del mercato infliggendo sacrifici enormi agli imprenditori e all’economia sana del nostro Paese.

Quindi che fare?

Le mafie restano un furto della libertà e di democrazia e come tali vanno combattute ma pure conosciute. Ecco perchè è importante che questi ragazzi ricordino e facciano memoria di quelle persone giustamente considerate fondatori e rifondatori della nostra democrazia, però è importante che non ci limitiamo a guardarli come degli eroi, ma bisogna imparare a conoscere la mafia attuale per combatterla oggi.

Scenari di guerra attuali e corsa al riarmo anche per quanto riguarda l’Italia  per la quale ha sempre dichiarato di non condividere. Tra l’altro corsa al riarmo significa pure rischio di infiltrazioni mafiose

Certo. La strada delle armi è la stessa della droga così come delle tratte degli esseri umani. La mafia si è sempre approfittata dell’economia di guerra, delle corse al riarmo. Noi siamo in un momento drammatico e io non ho dubbi da che parte stare: da una parte c’è un Paese che ha aggredito dall’altra un Paese che è stato aggredito. Vi è un esercito aggressore e un popolo che si sta difendendo. La domanda che ci poniamo è come stare dalla parte degli ucraini? Con la logica di guerra o quella della pace? Dopo due mesi di guerra, di macerie e di torture, di orrori, dobbiamo fare lavorare le diplomazie e dobbiamo volere la pace. Dobbiamo inseguirla con gli strumenti della pace.

Corsa al riarmo che probabilmente per l’Italia  avrà delle ripercussioni economiche in vari ambiti. E’ così? 

Credo che questa sia la lezione che dovremmo imparare, nessuno pensa che domani noi realizzeremo il pieno disarmo ma aumentare la spesa militare in un tempo come questo, magari diminuendo la spesa sanitaria così come per la scuola e la ricerca, non sia una scelta eticamente accettabile. Penso che sia anche politicamente sbagliata. Noi dobbiamo puntare a una politica estera e di sicurezza europea, armare i singoli Paesi con i singoli eserciti nazionali in questo momento sia addirittura controproducente. Noi abbiamo bisogno di un Europa unita, forte, anche dentro la Nato e con l’interlocuzione degli Stati Uniti. Questa forza la puoi ottenere soltanto grazie a una politica estera e di difesa comune; un esercito europeo sarebbe sicuramente più moderno, più qualificato e meno costoso. Con queste scelte rischiamo di inseguire qualche spirito nazionalistico impedendoci di costruire un’Europa più grande.

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