VARESE, 6 maggio 2022-di VINCENZO ANDRAOUS-
Ogni volta che il mondo adulto ne parla, usa parole vetuste, logorate, consunte dalla realtà che non è però quella di volta in volta trattata. Stasera nuovamente è così, si parla di giovani e movida, di giovani senza lavoro, di giovani mai pronti a cogliere l’occasione, quasi a voler intensificare presunte inefficienze socio-culturali.
Ho la sensazione che se ne parli per mettere da parte eventuali responsabilità, in una sorta di effimera autoassoluzione. Sul tema della famiglia, della scuola e del lavoro giovanile, l’assunto credo debba muovere i passi dalla consapevolezza che stiamo parlando di ultimi, si, proprio così, ULTIMI.
Come infatti sono percepiti da qualche tempo i giovani, dunque c’è necessità di parlare del
Aggiunge una docente: la tentazione più subdola per me che insegno, è quella di “dare per perso” un ragazzo che a 17 anni ha la faccia e gli occhi di un vecchio quando rinuncia a vivere, uno che sa già tutto, uno che ha visto già tutto, una che “non gliene frega niente”, uno che “vengo a scuola perchè sono obbligato”, uno che ti vuole convincere che la marjuana è una medicina, uno che……Se lo molli non va perso lui, forse sei tu che ti sei persa. È come arrancare dentro una solitudine imposta, soprattutto quando un adulto in ritirata dice: bè è vero, inutile negarlo, a volte noi grandi, noi maturi, noi genitori, facciamo gli stessi errori dei nostri figli, lo diciamo sottovoce e in punta di piedi, perché in questa affermazione si nasconde colpevolmente il più incredibile dei tradimenti culturali e affettivi, perché si tratta di una menzogna enorme e terribile.
Infatti è vero l’opposto e il suo contrario, sono i nostri figli a fare i nostri errori, a imitarci, a seguire le nostre orme, mentre noi sgomitiamo, sgambettiamo, loro ci prendono le misure, e vanno via, anzi, spesso sono già andati via.