VARESE, 30 agosto 2022-“La situazione già critica da mesi, ora è diventata insostenibile. Siamo sull’orlo di un baratro. Non c’è più tempo da perdere. Governo e Unione Europea devono prendere provvedimenti urgenti nei prossimi giorni, altrimenti le conseguenze economiche, produttive e sociali rischiano di essere senza precedenti. Sulla capacità di reazione allo choc energetico che sta colpendo imprese e famiglie si gioca la credibilità di quelle forze politiche che si candidano a governare il nostro Paese. Che almeno su questo non ci siano divisioni di parte.
Ci appelliamo al loro senso di responsabilità e allo stesso Presidente del Consiglio, Mario Draghi, che, seppur sfiduciato dal Parlamento, ha l’autorevolezza internazionale per accelerare la reazione delle istituzioni europee a uno scenario che rischia di bloccare intere filiere produttive, non solo quelle più energivore”. È molto più di un grido di allarme quello che Roberto Grassi, Presidente dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese (Confindustria Varese), lancia al mondo della politica di fronte ai livelli raggiunti dai prezzi del gas e dell’energia elettrica: “Di appelli ne continuiamo a fare da inizio anno. Le imprese faticano a capire l’immobilismo di fronte alle bollette che stanno arrivando nei loro uffici di amministrazione. Forse non ci si rende conto delle ripercussioni che stanno per concretizzarsi e si spera sempre nelle illimitate capacità di reazione del sistema imprenditoriale. Ma questa volta il quadro è completamente diverso. Siamo impotenti, occorrono interventi urgenti per garantire la tenuta industriale del Paese e dei suoi territori più manifatturieri come Varese. Ha ragione il Presidente Bonomi: è questione di sicurezza nazionale. Sono troppe le imprese messe a rischio sopravvivenza”.
La situazione nell’industria varesina
La fotografia delle preoccupazioni crescenti degli imprenditori è scattata dalle continue segnalazioni che arrivano ai telefoni della Confindustria varesina e del suo consorzio Energi.Va. Alcuni numeri possono dare il senso del dramma che si sta vivendo in molti stabilimenti del territorio. Ci sono imprese del settore della plastica che hanno pagato nei primi 6 mesi di quest’anno bollette per un totale di 1 milione di euro, contro i 300mila del 2021. Tintorie tessili che pagavano a luglio di un anno fa bollette di energia elettrica di 47mila euro e di gas di 52mila e che a luglio di quest’anno hanno affrontato livelli, rispettivamente di 166mila e 266mila euro. Senza parlare della lavorazione dell’acciaio, comparto in cui ci sono aziende che a luglio del 2021 avevano bollette di 280mila e che ora sono a quota 1,3 milioni. Stesso scenario nelle fonderie specializzate nei componenti dell’automotive. Qui l’esempio è di un’impresa che pagava a luglio del 2021 152mila euro di energia elettrica e il mese scorso ha dovuto affrontare una bolletta di 516mila. Il settore delle cartarie non è da meno. Si va dalla bolletta mensile di 77mila euro di un anno fa ai 272mila euro di oggi, che scendono a 176.500 con i crediti di imposta introdotti del Decreto Legge Aiuti, ma che rimangono pur sempre su incrementi del 128%.