VARESE, 25 settembre 2022-Sono più di due milioni gli studenti che, ogni giorno, pranzano nelle mense scolastiche italiane: si tratta perlopiù di bambine e bambini iscritti alle scuole dell’infanzia e primarie, ma nel computo rientrano anche una quota (seppur ridotta) di ragazze e ragazzi che frequentano le scuole secondarie inferiori.
Considerati i numeri, cambiare il modo in cui si mangia a scuola significa coinvolgere nella rivoluzione alimentare una platea significativa di persone in grado di generare ripercussioni positive anche nel lungo termine. Abituare i più giovani all’importanza di consumare alimenti locali e di stagione, poco trasformati, privilegiando le proteine di origine vegetale invece di quelle animali, significa infatti creare le condizioni affinché, crescendo, sviluppino una consapevolezza alimentare che li porti a scegliere e consumare in maniera sempre più sostenibile.
«Le politiche che riguardano la ristorazione collettiva e le mense scolastiche possono impattare positivamente il sistema alimentare complessivo» ha dichiarato la presidente di Slow Food Italia, Barbara Nappini, intervenendo alla conferenza Pensa che mensa, organizzata nello spazio Nutrire la città a Terra Madre Salone del Gusto 2022, a Torino fino al 26 settembre. «Slow Food lavora per assicurare un cibo buono, pulito e giusto per tutti: il carattere globale del nostro impegno si esplica alla perfezione nelle mense scolastiche, dove giovani di tutte le estrazioni sociali condividono la stessa tavola». Complessivamente, aggiunge Claudia Paltrinieri, presidente di Foodinsider che ogni anno pubblica il rating sulle mense scolastiche, «parliamo di 380 milioni all’anno di pasti, erogati nelle scuole dalle ditte che vincono le gare indette dalle amministrazioni locali».