VARESE, 7 novembre 2022- di VINCENZO ANDRAOUS-
Navi e barche ferme in mezzo al mare, centinaia di persone alla deriva, donne, vecchi, adolescenti non accompagnati e tanti bambini in attesa di una mancia statuale, di una questua governativa. Nel frattempo ci sono i pianti dei bimbi abbandonati in acqua alta, i lamenti di chi non ha più energie sufficienti a sopportare il dolore, gli occhi bassi di quanti non hanno più voce. A detta di qualcuno non si tratta di navi salvavita, ma di navi fantasma, peggio di navi pirata, colorate di illegalità, di ingiustizia, di equipaggi rompiscatole che non si fanno gli affari propri.
Eppure nonostante questi capi di imputazione del tutto aleatori, rimangono navi in attesa di un segnale, di uno squillo di dignità, che finalmente libera le coscienze da una feroce e imperdonabile vergogna. È come sparare sulla crocerossa con i proiettili ideologici di ieri, di oggi, di domani, lo si fa senza il coraggio che deriva dall’umanità che non potrà mai venire cancellata da una sintesi sgangherata in poche righe di totale indifferenza. Assai più consono l’inagire per chi ritiene la vita umana una possibilità di fare man bassa di consenso e piedistalli di cartone. In quel mare del disonore bambini annegano, bruciano, muoiono con gli occhi riversati all’indietro, quelli che vengono salvati da quelle navi fantasma e dunque poco vestite di regale legalità, rimangono al palo, in attesa di una elemosina morale, etica, dannatamente parente stretta di un ricatto, di una minaccia incombente, di una ulteriore sofferenza senza costi aggiuntivi.
La politica questa sconosciuta, non dovrebbe mai imbracciare il moschetto e sguainare la baionetta di fronte a persone arrese alla disperazione più indicibile, a bimbi con gli occhi appannati dalla paura, a madri private di ogni speranza. Troppo facile e soprattutto inconcludente addossare le responsabilità-scaricabarile ad Atene, a Roma, a Malta che non ha mai firmato gli “addendum” alle convenzioni del mare che la obbligherebbero a soccorrere i natanti in difficoltà in acque internazionali ma di sua competenza. Come è possibile di fronte a tanta tragedia che nessuno soccorra per tempo, come è possibile che le responsabilità vengano rimbalzate a destra e a manca, da uno stato all’altro, e nonostante questo sfacelo aberrante permanga l’indifferenza a non rafforzare i soccorsi in mare, senza contare che questa opzione potrebbe licenziare l’antipatica presenza di quelle navi fantasma sostituendole con altre istituzionali.
L’’inaccettabilità di queste stragi a mare, non possono essere interpretate come un mero dettaglio sotto gli scarponi chiodati della politica, se così fosse, ciò confermerebbe il poco valore della vita umana, volutamente dimenticata con una semplice scrollata di spalle. Qui non c’è casacca di bottega che tenga, non c’è da rifugiarsi di qua o di là del Rubicone per evitare il dazio da pagare, c’è solamente da scegliere come ha ben detto qualcuno: tra lo sdegno della vergogna a non tutelare i bambini e il coraggio non più rinviabile di una vera e propria azione morale.